Dell’Utri, Mangano, Berlusconi


Perché solo eroe? Vittorio Mangano santo subito!

Vittorio Mangano, un eroe. Lo ha ribadito il giorno della sentenza d’appello che lo ha condannato a 7 anziché a 9 anni di carcere, il co- fondatore di Forza Italia sen. Marcello Dell’Utri. Sentenza tra l’altro raccontata dal Tg1 e da altri organi d’informazione come assolutoria, mentre l’assoluzione si riferiva solo ai reati ascritti dopo il 1992. 7 anni di galera restano 7 anni di galera e non significano assoluzione: sempre che l’italiano non abbia significati diversi a seconda delle redazioni che le usano.

Da cittadino che vorrebbe credere nelle istituzioni di uno Stato che ha 150 anni (non 15 giorni o 15 mesi!), fa male sentire un senatore della Repubblica, per di più fondatore del principale partito italiano (l’allora Forza Italia, oggi Pdl), che pubblicamente decanta come eroe un pluri omicida condannato all’ergastolo per aver strangolato e sciolto nell’acido un  vecchio mafioso. L’eroe è il famoso “stalliere” di Berlusconi, quel Vittorio Mangano raccomandato da Dell’Utri all’allora fondatore dell’impero Fininvest che se l’è tenuto in casa per tre anni, senza raccogliere uno straccio di informazione su chi era l’uomo che portava i suoi figli a scuola. Questo “eroe” morto nel 2000 (pace all’anima sua!) ha lasciato di sé tracce che finiranno sui libri di storia: storia delle inchieste giudiziarie su mafia e traffico di droga.

Ecco che disse di lui il giudice Paolo Borsellino il 21 maggio 1992 (due giorni prima della strage di Capaci) in un’intervista televisiva per un documentario francese:….Si accertò che Vittorio Mangano risiedeva abitualmente a Milano, città da dove, come risultò da numerose intercettazioni telefoniche, costituiva un terminale dei traffici di droga che conducevano le famiglie palermitane… Era uno di quei personaggi che erano le teste di ponte dell’organizzazione mafiosa nel Nord-Italia.

Ma Mangano non era solo un professionale “rappresentante” di prodotti chimici (eroina) per conto della multinazionale più affermata nel mondo (Cosa Nostra): lo stesso Berlusconi disse di averlo licenziato quando scoprì che stava organizzando il rapimento del suo ospite Luigi D’Angerio (7 dicembre 1974) e disse che aveva pure progettato di rapirgli il figlio Piersilvio; sempre Berlusconi parlando al telefono con Dell’Utri a proposito di un attentato incendiario a un suo immobile milanese il 28 novembre 1996, ridendo accusò del gesto Mangano: Una cosa fatta con molto rispetto, quasi con affetto…

Ma l’eroe di Palermo prima di approdare a Milano con un piccolo bagaglio di procedimenti penali per truffa, ricettazione, assegni a vuoto, lesioni volontarie e tentata estorsione su cui Berlusconi, già potentissimo imprenditore dalle amicizie altolocate, evidentemente non raccolse informazioni come sarebbe stato ovvio fare, lascia traccia di sé soprattutto come mafioso. Nelle loro rivelazioni Tommaso Buscetta e Totuccio Contorno lo indicarono come uomo d’onore della famiglia di Pippo Calò. Per il pentito Gaspare Spatuzza era capo mandamento di Porta Nuova tra il 1992 e il ’93. Dai pentiti Salvatore Cancemi e Calogero Ganci venne accusato di essere stato assieme a Marcello Dell’Utri tramite dei 200 milioni di lire che la Fininvest di Berlusconi avrebbe versato annualmente a Cosa Nostra.

Al di là dei “si dice”, conta però la condanna all’ergastolo (19 luglio 2000, Corte d’Assise di Palermo) per il duplice omicidio di Giuseppe Pecoraro e Giovambattista Romano, quest’ultimo strangolato e sciolto nell’acido, secondo la sentenza, da Vittorio Mangano e da due complici. Per un cancro Mangano morì in carcere, dove da 5 anni scontava 10 anni  per traffico di stupefacenti e estorsione.

Nonostante questi poco onorevoli precedenti (nessuno è perfetto, per carità!) l’8 aprile 2008 il senatore Marcello Dell’Utri in un’intervista definì Mangano un uomo che fu a suo modo un eroe perché si rifiutò di inventare dichiarazioni contro Berlusconi e lo stesso Dell’Utri nonostante i benefici che ciò avrebbe potuto portargli. Il 9 aprile 2008 Silvio Berlusconi alla trasmissione televisiva Omnibus su La7 precisò: Su Vittorio Mangano ha detto bene Dell’Utri: quando era in carcere ed era malato, i pm gli dicevano che se avesse detto qualcosa su Berlusconi sarebbe andato a casa e lui eroicamente non inventò mai nulla su di me, i pm lo lasciarono andare a casa solo il giorno prima della sua morte. Mangano era una persona che con noi si è comportata benissimo, stava con noi e accompagnava anche i miei figli a scuola. Poi ha avuto delle disavventure che lo hanno portato nelle mani di un’organizzazione criminale, ma non mi risulta che ci siano sentenze definitive nei suoi confronti… Quindi bene dice Dell’Utri nel considerare eroico un comportamento di questo genere. Dichiarazione simile Berlusconi la fece lo stesso giorno  su Radiodue a 28 minuti. Il 29 novembre 2009 Dell’Utri espresse uguale concetto nella trasmissione In mezz’ora davanti a Lucia Annunziata; lo ribadì il 29 giugno 2010, commentando la propria condanna in appello per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Insomma, Vittorio Mangano al di là di tutto era un brav’uomo: a forza di sentirlo ripetere se ne convinceranno tutti. Certamente era incompreso da carabinieri, polizia e giudici; ma si sa che questi tre corpi “malati” della società civile sono poco inclini a perdonare i crimini. Detto questo, Marcello Dell’Utri (probabile prossimo ministro della Repubblica con delega ai salvataggi dalle inchieste) e chi gli sta vicino, si commentano da soli. Se questi sono gli statisti, se lo Stato italiano è questo, allora perché fare di Mangano soltanto un eroe? Può essere che per lui il potere italiano provi una pietas cristiana che molti cittadini  non condividono:  perché non fare di più per l’anima di un assassino? Si chieda al Vaticano di metterci una buona parola: Mangano santo subito!

2 risposte a “Dell’Utri, Mangano, Berlusconi

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  2. I DIARI DI DELL’UTRI
    (Mangano e l’infinito silenzio)

    Sempre caro mi fu quest’uomo vero
    ed il suo volto, che di tanta parte
    del suo passato il ricordo esclude.
    Ma insistendo e mirando, interminati
    eventi di là da quello, e sovrumani
    silenzi, e profondissima fede
    io nel pensier mi fingo, ove per poco
    il cor non si spaura.. E quando il vento
    odo stormir delle calunnie, io quello
    infinito silenzio ad un afflato eroico
    vo comparando: e mi sovvien la strage
    e i morti a legioni, e i presenti
    orfani, ei loro pianti. Così tra questa
    infinità s’annega il pensier mio
    e’l naufragar m’è dolce in quest’orrore.

    Maurizio Villamarena

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