Italiano il valzer delle candele?


Auld Lang Syne - Original Two MCMIl Valzer delle candele è di un italiano?

A Capodanno o in genere nelle ricorrenze familiari, si suona Il Valzer delle candele, molto conosciuto dagli anglosassoni come Auld lang syne, tradotto in 40 lingue e diffuso in tutto il mondo dopo che gli industriali Henry Ford e William Randolph Hearst (vissuti a cavallo tra ‘8 e ‘900) sfruttarono commercialmente il manoscritto del paroliere inglese Robert Burns. Nel 1929 il direttore d’orchestra inglese Guy Lombardo introdusse per la prima volta il concerto di capodanno della sua Royal Canadians Orchestra alla radio con questo brano, dandogli immediata popolarità globale.

Averlo sempre sentito cantare in inglese fa pensare che sia una musica tradizionale nordica; e invece potrebbe essere italiana.  L’autore della musica potrebbe essere stato Davide Riccio (detto poi anche Rizzio), nato a Pancalieri (To) nel 1533 e morto a Edimburgo nel 1566, autore di molti altri brani tradizionali scozzesi a lui attribuiti da musicologi di Scozia. Questa la sua storia.

imagesDavide Riccio, colto e ottimo musicista

Due le versioni sulle sue origini: la prima vuole Davide figlio di un povero maestro di musica e di ballo. Fin da ragazzo ebbe modo di acculturarsi forse al servizio dell’arcivescovo di Torino, città di grandi fermenti culturali e crocevia internazionale. E a Torino divenne maestro di musica. La seconda versione lo vuole nobile di antica famiglia comitale astigiana, i Riccio di San Paolo e di Solbrito. Per certo parlava cinque lingue (italiano, francese, spagnolo, inglese, latino), scriveva ottimamente, suonava chitarra, liuto e violino, componeva e cantava da basso con voce soave. Tutte doti che gli permisero di recarsi un giorno in Scozia al seguito del conte Solaro di Moretta, ambasciatore piemontese del duca Emanuele Filiberto (testa di ferro), entrando poi al servizio della regina di Scozia Maria Stuart m 1570s Mary Stuartcome musico e divenendone nel 1564 segretario privato per le relazioni con la Francia. Come scrive Davide Riccio, omonimo del maestro, in un suo studio del 2006: Quando nell’autunno del 1561 Davide giunse in Scozia, la regina Mary Stuart aveva cinque suonatori di viola, tre di liuto e tre valletti da camera che cantavano tre parti del “Mass” (i canti per la messa) e stava cercando un basso per la quarta. Le fu suggerito il nuovo arrivato Davide, che fu subito invitato a cantare quella parte mancante.

Fu talmente bravo che la diciannovenne regina, che suonava, cantava e danzava con eguale talento, chiese all’ambasciatore di poterlo tenere con sé e Davide, divenne così un “dono” del duca di Savoia alla regina di Scozia. Maria Stuarda gli corrispose uno stipendio annuo tra 65 e 80 sterline e alla sua corte rimase cinque anni fino alla morte.

Davide piaceva talmente alla regina che lo nominò suo segretario particolare. Poi però quando la regina a 23 anni dopo 4 anni di vedovanza sposò lord Henry Stuart Darnley (1565), il marito dimostrò tutta la sua ostilità verso l’italiano: sia per il forte ascendente politico sulla consorte sia per il  sospetto che ne fosse l’amante, nonostante venisse comunemente ritenuto molto brutto: così la sera del 9 marzo 1566 il musicista fu raggiunto da alcuni protestanti cospiratori nella sala da pranzo di Holyrood Palace davanti alla stessa regina incinta e pugnalato a morte con 57 colpi dopo che questa si rifiutò di consegnare l’italiano e che invano tentò di proteggerlo. The_Murder_of_David_RizzioQuel gesto per Lord Darnley fu l’inizio del tracollo. Le urla della regina e del musicista richiamarono alcune centinaia di popolani che, armati di bastoni, si diressero a palazzo per aiutare la sovrana, la quale fu costretta- sotto minaccia – ad affacciarsi alla finestra tranquillizzando il suo popolo. Il corpo del musicista, denudato, fu gettato dalle scale. Si dice che dietro l’assassinio vi fosse la regina Elisabetta I d’Inghilterra che voleva destabilizzare il regno di Maria Stuarda. La regina dopo quell’evento cadde in depressione. Con in grembo il figlio (dell’italiano o di suo marito?) Maria Stuart eluse il controllo dei rivoltosi calandosi da una finestra con lenzuola arrotolate per fuggire poi a cavallo. Tornata una settimana dopo alla testa di ottomila uomini, riprese il potere. Fu allora che organizzò un sontuoso funerale all’amico, sepolto a Edimburgo nella chiesa di Canongate Kirkyard vicino al palazzo di Holyrood, avvalorando così la tesi che tra i due vi fosse molto più che un rapporto di stima. Il quadro The murder of David Rizzio  è stato dipinto da sir William Allan nel 1833 (National Gallery of Scotland).

musicians1Le più celebri arie scozzesi sono piemontesi?

Quando nel 1725 il musicologo scozzese William Thomson riunì nel libro di spartiti Orpheus Caledonius le 50 più antiche canzoni popolari scozzesi (con musica e semplice accompagnamento), attribuì la paternità di 7 a questo trentenne piemontese: sette delle più belle arie scozzesi tra cui The lass of Patie’s Mill, Auld Rob Morris, Ann thou were my main thing, The broom of Cowdenknowes, Ode on the death of François II, The Bush aboon Traquair e Down the burn Davie. Nel 1741 in una miscellanea di canzoni scozzesi, il compositore e musicologo scozzese James Oswald attribuì all’autore italiano altre composizioni tra cui The lowlands of Holland, My bonny when she smiles on me e The flowers of Edinburgh che oggi sono definite “di anonimo”. E le attribuzioni continuarono fino all’Ottocento. Ma il brano più celebre di tutti secondo qualcun altro sarebbe (qui il condizionale è d’obbligo) l’odierno Valzer delle candele o Auld Lang Syne, che è un’espressione scozzese che significa I bei tempi andati. Non ci sono però in proposito nè testimonianze nè prove. Trasmigrato nel 1896 in America e da lì lanciato nel mondo a tempo di valzer, è il brano più suonato come saluto al nuovo anno e per particolari occasioni. Le parole furono aggiunte nel Settecento dal poeta e compositore scozzese Robert Burns. Ed è a Burns che se ne deve la prima diffusione. Lui negò di aver scritto la musica di quel brano, dicendo di averla presa da una vecchia ballata. Burns infatti amava girare le campagne scozzesi per raccogliere i canti tradizionali: alcuni li “rammendava” nei testi a modo suo, di altri fece dei pacework. Nella lettera del 1788 scritta all’amico Frances Dunlop, disse che quella musica gli aveva entusiasmato il cuore. In un’altra lettera del 1793 Burns scrisse di aver trascritto quel testo mentre ascoltava un vecchio cantare una canzone tradizionale scozzese. Entrambi convenirono che l’aria era abbastanza mediocre e per questo, dirà poi il suo editore di Edimburgo, George Thomson che la pubblicò nel 1799 (morto il paroliere nel 1796), cambiandone un po’ l’aria. Nel 1817 l’editore ripresentò la canzone con il nuovo arrangiamento del musicista ceco Leopold Kozeluch. Dal 2011 al 2012 alla Morgan Library and Museum di New York sono stati in mostra questi manoscritti, senza alcun cenno all’italiano, che non compare nelle attribuzioni ufficiali del brano. L’ipotesi è stata lanciata dal giornalista Renzo Rossotti in Piemonte magico e misterioso, nel quale si immagina che quell’aria fosse in realtà un nostalgico motivo popolare piemontese, esportato in Scozia dal musicista del duca di Savoia e poi trasformato nel tempo divenendo quello che conosciamo oggi. Chissà.

E questo è il brano eseguito nella sua lingua originale dalla cantante norvegese Sissel Kyrkjebø.  

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4 risposte a “Italiano il valzer delle candele?

    • Grazie. All’inizio, parlandone anche Wikipedia, ho pensato che fosse una certezza, poi ho visto che all’estero nessuno attribuisce quella musica all’italiano, ma solo alcuni italiani. Mancano le prove… A noi piace pensarlo…

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