20 aprile ’45. L’ultima intervista a Mussolini
1945 , ultimi giorni della Repubblica Sociale Italiana . Benito Mussolini giunse a Milano la sera del 17 aprile 1945 , insediandosi nel palazzo della Prefettura in via Monforte .
Per un mese aveva cercato , tramite l’arcivescovo di Milano Ildefonso Schuster , di ottenere il cessate il fuoco . Il 13 marzo aveva scritto al cardinale una lettera in cui fissava le sue richieste : l’11 aprile il cardinale fu informato che gli alleati esigevano la resa incondizionata e non avrebbero trattato col capo del fascismo . Ma Schuster non ne fece parola con Mussolini , il quale era ormai in totale isolamento : nemmeno i tedeschi lo informarono delle trattative in corso con gli alleati vicini al Po . Il 18 marzo Hitler gli mise alle costole un ufficiale delle SS con 30 uomini : Fritz Birzer guidava ufficialmente questo gruppo di guardie del corpo , in realtà doveva controllarne le mosse e impedirgli di fuggire .
Il 20 aprile alle tre e mezza del pomeriggio Mussolini ricevette in Prefettura Gian Gaetano Cabella , squadrista genovese ex direttore del Popolo di Alessandria, che giorni prima gli aveva chiesto udienza . Il giornale era il bisettimanale dei Fasci di combattimento della città piemontese , lo stesso su cui nel ’44 aveva scritto alcuni articoli il poeta americano Ezra Pound , innamorato dell’Italia ( dove si era trasferito nel 1924 ) e del fascismo ; lo stesso giornale su cui Cabella così aveva commentato il saccheggio nel dicembre 1943 delle case ebree e del tempio di Alessandria e la deportazione di 11 ebrei : … un bubbone estirpato da squadristi e ufficiali di Alessandria ; lo stesso giornale a cui i gappisti il 5 giugno del 1944 avevano fatto saltare con una bomba gli impianti tipografici.
L’incontro avvenne subito dopo l’ultimo consiglio dei ministri della RSI ( l’unico convocato a Milano ) iniziato alle 11 del 20 aprile e durato fin quasi alle 14 .
Nei paesi le sedi dei ministeri fascisti
Erano presenti tutti i 12 ministri , le sedi dei cui dicasteri ( che vennero spesso spostate ) erano sparse in diversi città del nord : il governo risiedeva a Gargnano ( Bs ) ; la presidenza del Consiglio a Bogliaco ( Bs ) ; Economia corporativa a Milano dopo essere stata a Bergamo e prima a Ponte di Brenta ( Pd ) ; Cultura popolare a Milano e prima a Brescia e a Salò ( Bs ) ; Interno a Maderno ( Bs ) nella foto sopra il titolo ; Esteri a Salò ( Bs ) ; Difesa a Padenghe ( Bs ) e prima a Manerba ( Bs ) , a Soiano ( Bs ) e prima ancora a Desenzano ( Bs ) ; Giustizia a Brescia e precedentemente a Cremona ; Finanze a Brescia ; Educazione Nazionale a Padova ; Agricoltura a S. Pellegrino Terme ( Bg ) e prima a Treviso ; Lavori Pubblici a Venezia ; Comunicazioni a Verona ; Lavoro a Milano . I sottosegretariati si trovavano : quello per l’Esercito ad Asolo ( Tv ) ; quello per la Marina a Montecchio Maggiore ( Vi ) e prima a Vicenza e prima ancora a Belluno ; quello per l’Aeronautica a Milano e prima a Bellagio ( Co ) .
Il duce ai ministri RSI: La guerra non finirà
Dal resoconto ( riportato di seguito ) di Carlo Alberto Biggini , fascista spezzino della prima ora , rettore nel 1941 dell’Università di Pisa, ministro dell’Educazione Nazionale nel ’43 e poi allo stesso dicastero nella RSI con sede a Padova ( Palazzo Papafava ) , si evince che Mussolini ( e con lui il ministro della guerra generale Rodolfo Graziani ) non aveva le idee chiare su quanto stesse avvenendo ; o meglio percepiva più le diffidenze interne al Comitato di Liberazione Nazionale che l’ esito della guerra . Gli sarebbe piaciuto tentare di spaccare la galassia partigiana coalizzandosi con i partigiani non comunisti .
Esaurito l’ordine del giorno amministrativo , Graziani ha fatto una esposizione panoramica della situazione militare . Ha parlato del fronte orientale , dove si delinea da parte dei russi l’investimento di Berlino , del fronte occidentale e particolarmente della lotta lungo l’ Elba e poi, a lungo , della guerra sul nostro fronte .
L’impressione di Graziani è che tutto non sia perduto e che , ad ogni modo , non si assisterà a una fine rapida della guerra .
Ha poi preso la parola il Duce , il quale ha parlato per oltre un’ ora della situazione militare e di quella politica . Condivide l’opinione di Graziani che tutto non sia perduto e che la guerra non terminerà rapidamente . Certo se non ci sono delle riserve , la guerra sul territorio tedesco dovrebbe presto ritenersi finita . “ Parlo della guerra vera ” ha detto il Duce , “intesa come contrapposizione di eserciti . Ma la guerra come tale non finirà, in ogni modo : non ci sarà armistizio . Oltre la resistenza passiva delle popolazioni germaniche , ci sarà in tutti i territori occupati una piccola guerra fatta da nuclei armati : ci sarà poi il ridotto bavarese unito al ridotto alpino e al nostro ridotto in Valtellina . Ossia sostanzialmente la guerra continuerà . E’ un grande dramma che non ha cinque atti , ma può averne sei , sette o otto .
La situazione militare in Italia potrebbe andare meglio : se ci fosse non dico un’aviazione ma almeno qualche squadriglia aerea . La marcia su Ferrara e Bologna del nemico avanzerà . Dopo ? Potrebbe puntare su Piacenza, oppure attraversare il Po . In tale caso tutto lo sbarramento sarebbe in crisi . Ma la guerra in Italia è subordinata a criteri di carattere politico . Gli uomini che dovrebbero essere i nostri successori sembra che abbiano paura di esserlo , oppure preferirebbero dividere con noi tale responsabilità” .
Il Duce , dopo aver parlato della borghesia e del proletariato, afferma che l’ala destra dei comitati di liberazione ha una paura pazza del bolscevismo . Suggerisce , quindi , l’opportunità di avvicinare uomini dei partiti avversari , se necessario stringere accordi , manovrare , vedere cosa si può fare affinché non ci sia la guerra fra italiani . “ La lotta al bolscevismo potrebbe essere il punto d’incontro di tutte le forze sane , senza per questo abbandonare il nostro programma social . Anche i nostri rapporti con i germanici dovranno evolversi : con cameratismo , con lealtà , ma dovranno evolversi .”
Infine il Duce si sofferma a lungo sul problema dell’alimentazione : “ Le rivoluzioni sono ideologiche , ma sono sempre cominciate davanti ai forni ” .
Moroni espone subito dopo la situazione alimentare , le disponibilità che abbiamo e l’azione che occorre svolgere anche nei rapporti con i germanici . Molte richieste tedesche sono assurde e la pianura del Po interessa non solo a noi ma anche a loro . Propone, quindi , Moroni dopo aver insistito su la necessità che i tedeschi ci lascino la libertà di alimentare il popolo italiano , che le autorità locali , provinciali e comunali abbiano l’ordine di tirare fuori il grano dagli agricoltori , che ai tedeschi si dica chiaramente che non possiamo dare più nulla , che si organizzino i trasporti .
Su la relazione di Moroni prendo la parola io , poi il Duce , Graziani , Pisenti e Pavolini . Infine il Duce conclude riassumendo la discussione ed impartendo direttive in ordine ai vari problemi .
A Mussolini sarebbe piaciuto fare un coup de theatre : presentarsi in duomo a Milano alla messa per i caduti di entrambi gli schieramenti e lì proporre la riconciliazione . Progettava anche contatti col Partito Socialista a cui avrebbe voluto cedere il comando . Ma gli arrivavano notizie di continue sconfitte militari e defezioni dei suoi . Video del 22 aprile 1945 : Mussolini in Prefettura riceve gli ultimi fedelissimi.
L’intervista
Gian Gaetano Cabella , dopo breve attesa nella prima sala d’aspetto frequentata da ufficiali , gerarchi , prefetto Bassi e dal colonnello Colombo che comandava i poliziotti fascisti della legione Muti , vide arrivare alle 15 Junio Valerio Borghese comandante della Decima Mas accompagnato da ufficiali e dal capo di Stato Maggiore della Guardia nazionale repubblichina. Vedendo anche il ministro Fernando Mezzasoma parlare con alcuni giornalisti , l’osservatore fu colpito da un’apparente serenità . La vigilanza era limitata alle guardie al portone della prefettura e a una SS e un milite che sorvegliavano armati la scaletta che dal cortile portava all’appartamento dov’era il governo. Un ufficiale delle SS passeggiava fumando. Alle 15.20 arrivò il questore, che parlò col prefetto.
Cabella gli disse poi che aveva iniziato trattative con elementi partigiani che si mostravano interessati . Poi la porta del duce si aprì. L’usciere chiamò a gran voce Cabella, che depose su una sedia l’ edizione milanese della sua rivista ( dal settembre 1944 al numero con la data del 21 aprile 1945 ) e salutò sull’attenti . Ecco il suo racconto che , se avvenne davvero , mostra un dittatore ormai sfinito , che sente l’abbandono del popolo che credeva amico , mostra un’antica avversione per la Germania e preconizza la terza guerra mondiale . Accusa Francia e Inghilterra di aver portato la Germania alla guerra e parla di una moltitudine di documenti in suo possesso , che testimoniano i suoi sforzi per evitare il conflitto . Considerandosi un grande , si augura la nascita di un suo giovane successore e spiega di aver mantenuto il potere per salvare l’Italia dalla definitiva conquista tedesca , firmando di fatto la sua condanna a morte.
Mussolini mi accolse con un sorriso . Si alzò e mi venne vicino . Subito osservai che stava benissimo in salute , contrariamente alle voci che correvano . Le tre volte che mi aveva ricevuto , nel ’44 , non mi era mai apparso così florido come ora . Il colorito appariva sano e abbronzato , gli occhi vivaci , svelti i suoi movimenti . Era scomparsa quella magrezza che mi aveva tanto colpito nel febbraio dell’anno avanti . Indossava una divisa grigio -verde senza decorazioni né gradi . Lasciò i grossi occhiali sul tavolo , sopra un foglio pieno di appunti a matita azzurra . Notai che il tavolo era piccolo : molti fascicoli erano stati collocati sopra un tavolino vicino . Alcuni giacevano perfino in terra , presso la finestra . Sopra una sedia , scorsi due borse in cuoio grasso ed una di pelle giallo scura .
Mussolini mi posò la destra sulla spalla e mi chiese : ” Cosa mi portate di bello ? ” . Non seppi rispondere lì per lì . Come succedeva a molti davanti a lui , mi sentii alquanto disorientato e dopo una breve esitazione risposi che ero felice di vederlo e che gli portavo la raccolta del giornale . Mi batté la mano sulla spalla . Fissandomi , mi disse : ” Vi elogio per quanto avete fatto per il consolidamento della Repubblica Sociale . Pavolini mi ha riferito del vostro discorso a Torino per il 23 marzo e del successo che avete ottenuto . Non vi sapevo anche oratore ” .
Gli offersi la raccolta del giornate e gli mostrai i grafici della diffusione e della vendita . Gli consegnai diversi scritti di fascisti , di combattenti , di giovanissimi . Sfogliò la raccolta soffermandosi su alcuni numeri .
Poi mi chiese : ” Desiderate qualche cosa da me ? “. Dopo un momento di perplessità risposi : ” Il mio premio l’ ho già avuto , è stato l’elogio che avete voluto farmi . Oso troppo se vi chiedo una dedica ? “. Gli mostrai una grande fotografia . La fissò un attimo , poi tornò al tavolo , si sedette , prese la penna e scrisse : ” A Gian Gaetano Cabella , pilota de “ Il Popolo di Alessandria ”, con animo della vecchia guardia . Benito Mussolini , 20 aprile XXIII ” .
Posò la penna . Volle ancora vedere i grafici della tiratura del giornale. Esposi brevemente i criteri che seguivo e che mi parevano giusti , quindi il Duce si soffermò sul grafico che riguardava la corrispondenza ricevuta dal pubblico , e osservò : “Molte lettere anonime , vedo…”.
Nel mese di marzo – precisai – su 2785 lettere ricevute, 360 sono state anonime . Però quando le vicende dell’Asse vanno meglio , le lettere anonime diminuiscono .
Mussolini prese il pacchetto delle lettere che gli avevo portato insieme con altre cose . Volle tenerle tutte : ” Se avrò tempo, le leggerò stasera ” .
Ebbi l’impressione che l’udienza fosse per finire . Allora mi feci animo : ” Duce , permettete che vi rivolga qualche domanda ? “. Mussolini si alzò . Mi venne vicino . Guardandomi negli occhi , con un accento e un’espressione che non dimenticherò mai , mi chiese d’improvviso : “Intervista o testamento ?”.
A quella domanda inaspettata rimasi esterrefatto . Non sfuggì la mia emozione a Mussolini , che cercò di dissipare la mia confusione con un sorriso bonario . “ Sedetevi qui . Ecco una penna e della carta . Sono disposto a rispondere alle domande che mi farete ”.
In preda ad una grande agitazione , mi sedetti alla sua sinistra . Molte idee mi si affollavano nella mente , ma tutte imprecise . Finalmente formulai una domanda assai generica : “Qual è il vostro pensiero , quali sono le vostre disposizioni , in questa situazione ?”.
Alla mia domanda , Mussolini , a sua volta domandò: “Voi cosa fareste ?”
Debbo aver accennato un gesto istintivo di sorpresa . Mussolini mi toccò il braccio, e sorrise di nuovo : “ Non stupitevi . Desidero sentire il vostro parere ”.
“ Duce, non sarebbe bello formare un quadrato attorno a voi e al gagliardetto dei Fasci e aspettare , con le armi in pugno , i nemici ? Siamo in tanti , fedeli, armati…”.
“ Certo, sarebbe la fine più desiderabile… ma non è possibile fare sempre ciò che si vuole.
Il cardinale è viscido, ma …
Ho in corso delle trattative. Il Cardinale Schuster fa da intermediario. Ho l’assicurazione che non sarà versata una goccia di sangue . Un trapasso di poteri . Per il governo, il passaggio fino in Valtellina, dove Onori sta preparando gli alloggiamenti. Andremo anche noi in montagna per un po’ di tempo ” .
Osai interromperlo: “Vi fidate, Duce, del Cardinale ?”
Mussolini alzò gli occhi e fece un gesto vago con le mani : “ E’ viscido , ma non posso dubitare della parola di un ministro di Dio . E’ la sola strada che debbo prendere . Per me è , comunque , finita . Non ho più il diritto di esigere sacrifici dagli italiani ”.
“ Ma noi vogliamo seguire la vostra sorte … ”.
“ Dovete ubbidire . La vita dell’Italia non termina in questa settimana o in questo mese . L’Italia si risolleverà . E questione di anni , di decenni , forse . Ma risorgerà , e sarà di nuovo grande , come l’avevo voluta io ”.
Dopo una brevissima pausa , continuò : “ Allora sarete ancora utili al paese . Trasmetterete ai figli e ai nipoti la verità della nostra idea , quella verità che è stata falsata , svisata , camuffata da troppi cattivi , da troppi malvagi , da troppi venduti e anche da qualche piccola aliquota di illusi ”.
Hitler non aveva bisogno di noi
La sua voce aveva i toni metallici che tante volte avevo udito nei suoi discorsi . Poi , con fare più pacato , continuò : “ Dicono che ho errato , che dovevo conoscere meglio gli uomini , che ho perduta la testa , che non dovevo dichiarare la guerra alla Francia e all’Inghilterra . Dicono che mi sarei dovuto ritirare nel 1938 . Dicono che non dovevo fare questo , e che non dovevo fare quello . Oggi è facile profetizzare il passato . Eppure , a fine maggio e ai primi di giugno del 1940 , se critiche venivano fatte erano per gridare allo scandalo di una neutralità definita ridicola , impolitica , sorprendente . La Germania aveva vinto . Noi non solo non avremmo avuto alcun compenso ; ma saremmo stati certamente , in un periodo di tempo più o meno lontano , invasi e schiacciati . “ E cosa fa Mussolini ? Quello si è rammollito . Un’occasione d’oro così , non si sarebbe mai più ripresentata ”: così dicevano tutti e specialmente coloro che adesso gridano che si doveva rimanere neutrali e che solo la mia megalomania e la mia libidine di potere , e la mia debolezza nei confronti di Hitler aveva portato alla guerra . La verità è una : non ebbi pressioni da Hitler . Lui aveva già vinta la partita continentale . Non aveva bisogno di noi . Ma non si poteva rimanere neutrali se volevamo mantenere quella posizione di parità con la Germania che fino allora avevamo avuto . I patti erano chiarissimi . Non abbiamo mai avuto divergenze di idee . Già all’epoca delle trattative per lo sgombero dell’Alto Adige , controprova indiscutibile delle sue oneste e solidali intenzioni , il Führer dimostrò buon volere e comprensione . Solo la vittoria dell’Asse ci avrebbe dato diritto di pretendere la nostra parte dei beni del mondo . La vittoria delle potenze cosiddette alleate non darà al mondo che una pace effimera e illusoria . Per questo voi , miei fedeli , dovete sopravvivere e mantenere nel cuore la fede . Il mondo , me scomparso , avrà bisogno ancora dell’idea più audace , più originale e più europea delle idee . Non ho bluffato quando affermai che l’idea fascista sarebbe stata l’idea del secolo XX . Non ha assolutamente importanza una eclissi , anche di un lustro . Indietro non si può tornare . La Storia mi darà ragione ”.
A questo punto Mussolini tacque . Scosse alcune volte la testa come per scacciare un pensiero molesto . Parlò della sua presa di posizione nel 1933 -’ 34 fino ai colloqui di Stresa dell’aprile ’35 . Affermò che la sua azione non era stata interamente compresa e tanto meno seguita né dall’Inghilterra né dalla Francia . E soggiunse : “ Siamo stati i soli ad opporci ai primi conati espansionistici della Germania . Mandai le divisioni al Brennero , ma nessun gabinetto europeo mi appoggiò . Impedire alla Germania di rompere l’equilibrio continentale ma nello stesso tempo provvedere alla revisione dei trattati ; arrivare ad un aggiustamento generale delle frontiere fatto in modo da soddisfare la Germania nei punti giusti delle sue rivendicazioni , e cominciare col restituirle le colonie : ecco quello che avrebbe impedito la guerra . Una caldaia non scoppia se si fa funzionare a tempo una valvola. Ma se invece la si chiude ermeticamente , esplode . Mussolini voleva la pace e questo gli fu impedito ”.
La moltitudine? Isterismo collettivo
Dopo qualche istante di silenzio ardii chiedergli : “ Avete detto che l’eventuale vittoria dei nostri nemici non potrà dare una pace duratura. Essi nella loro propaganda affermano …”
“ Indubbiamente abilissima propaganda , la loro . Sono riusciti a convincere tutti . Io stesso a volte mi sono chiesto la ragione di questa specie di ubriacatura collettiva . Sapete che cosa ho concluso ? Che ho sopravvalutato l’intelligenza delle masse . Nei dialoghi che tante volte ho avuto con le moltitudini , avevo la convinzione che le grida che seguivano le mie domande fossero segno di coscienza , di comprensione , di evoluzione . Invece , era isterismo collettivo … Ma il colmo è che i nostri nemici hanno ottenuto che i proletari , i poveri , i bisognosi di tutto , si schierassero anima e corpo dalla parte dei plutocrati , degli affamatori , del grande capitalismo ”.
Mi mostrai convinto di non aver saputo sintetizzare bene tutto il suo pensiero . Mi disse : “ Ne riparleremo… La vittoria degli alleati – proseguì – riporterà indietro la linea del fronte delle rivendicazioni sociali . La Russia ? Dovrà cozzare fatalmente con il capitalismo anglo-americano . Sarà allora che il popolo italiano avrà la possibilità di risollevarsi e di imporsi . L’uomo che dovrà giocare la grande carta …”.
“ Sarete sempre voi , Duce…”.
“ Sarà un giovane . Io non sarò più . Lasciate passare questi anni di bufera . Un giovane sorgerà . Un puro . Un capo che dovrà immancabilmente agitare le idee del fascismo : collaborazione e non lotta di classe , carta del Lavoro e socialismo , la proprietà sacra fino a che non diventi un insulto alla miseria , cura e protezione dei lavoratori , dei vecchi , degli invalidi ; assistenza e tutela della madre e dell’infanzia …”.
Mussolini si passò una mano sulla fronte . Poi, dopo un attimo di silenzio , continuò : “… Moralità in tutti i campi , lotta contro l’ignoranza e contro il servilismo verso i potenti , potenziamento , se si sarà ancora in tempo , dell’autarchia , unica nostra speranza economica , esaltazione dell’orgoglio di essere italiano , educazione in profondità e non in superficie , come purtroppo avvenuto per colpa degli avvenimenti e non per deficienza ideologica … Verrà il giovane puro che troverà i nostri postulati freschi , audaci e degni di essere seguiti …”.
Sono sereno, ho cercato di impedire la guerra
Anche qui Mussolini fece attenzione a quanto stavo scrivendo . In una riga , corresse un errore madornale. Arrossii . Egli se ne accorse e rise. Poi disse : “ Quando vi si incolpa di avere sbagliato , dite pure che Mussolini sbaglia dieci volte al giorno ! ”.
Quindi proseguì : “Abbiamo avuto 18 secoli di invasioni e di miserie , di denatalità e di servaggio , di lotte intestine e di ignoranza . Ma , più di tutto , di miseria e di denutrizione . Venti anni di fascismo non sono bastati per dare all’anima di ogni italiano quella forza occorrente per superare la crisi e per comprendere il vero . Le eccezioni , magnifiche e numerosissime non contano . Io oggi sono come il grande clinico che non ha più la fiducia dei familiari dell’importante degente . Molti medici si affollano per la successione . Molti di questi sono già conosciuti per inetti ; altri non hanno che improntitudine o gola di guadagno . Il nuovo dottore deve ancora apparire . E quando sorgerà , dovrà riprendere le ricette mie . Dovrà solo saperle applicare meglio . Un accusatore dell’ammiraglio Persano, al quale fu chiesto che colpa , secondo lui , aveva l’ammiraglio : “ Quella di aver perduto ” rispose . Così io . Ho qui delle tali prove di aver cercato con tutte le mie forze di impedire la guerra che mi permettono di essere perfettamente tranquillo e sereno sul giudizio dei posteri e sulle conclusioni della Storia ”.
Nel dire “ ho qui tali prove ”, indicò una grande borsa di cuoio . Mi sembra , delle tre , fosse quella di pelle gialla .
Abbiamo spaventato i grandi affaristi
” Non so se Churchill è , come me , tranquillo e sereno . Ricordatevi bene : abbiamo spaventato il mondo dei grandi affaristi e dei grandi speculatori . Essi non hanno voluto che ci fosse data la possibilità di vivere …”
Mussolini sorrise lievemente quando parlò della sua serenità e tranquillità. Sorrise di nuovo quando fece cenno a Churchill . Il sorriso si mutò in una smorfia di disprezzo allorché parlò degli affaristi e degli speculatori .
Osai interromperlo per chiedergli d’un fiato : “ Tra questi affaristi include anche il Vaticano ?”
“ Siamo stati i primi, i soli , a ridare lustro e decoro e libertà e autorità alla Chiesa cattolica . Assistiamo a questo straordinario spettacolo : la stessa Chiesa alleata ai suoi più acerrimi nemici . La Chiesa cattolica non vuole, a Roma, un’altra forza . La Chiesa preferisce degli avversari deboli a degli amici forti . Avere da combattere un avversario , che in fondo non la possa spaventare e che le permetta di avere a disposizione degli argomenti coi quali ravvivare la fede , è indubbiamente un vantaggio . Diplomazia abile , raffinata . Ma , a volte , è un gran danno fare i superfurbi . Con la caduta del fascismo , la Chiesa cattolica si ritroverebbe di fronte a nemici d’ogni genere : vecchi e nuovi nemici . E avrebbe cooperato ad abbattere un suo vero , sincero difensore “.
Ho firmato la mia condanna a morte
A questo punto Mussolini tacque . Si alzò e si avvicinò alla finestra . Avevo cercato di fissare gli appunti nel modo il più esatto possibile , tenendo dietro a mala pena alle sue parole . Le cartelle erano oramai più di 30 . Finalmente Mussolini si distaccò dalla finestra . Si rivolse di nuovo a me e riprese : ” Mi dissero che non avrei dovuto accettare , dopo l’armistizio di Badoglio e la mia liberazione , il posto di capo dello stato e del governo della Repubblica Sociale . Avrei dovuto ritirarmi in Svizzera , o in uno stato del sud America . Avevo avuto la lezione del 25 luglio. Non bastava, forse? Era libidine di potere, la mia? Ora chiedo : avrei dovuto davvero estraniarmi ?. Ero fisicamente ammalato . Avrei potuto assistere oramai da spettatore allo svolgersi degli avvenimenti . Ma cosa sarebbe successo ? I tedeschi erano nostri alleati . L’alleanza era stata firmata e mille volte si era giurata reciproca fedeltà , nella buona e nella cattiva a sorte . I tedeschi , qualunque errore possano aver commesso erano , l’otto settembre , in pieno diritto di sentirsi e calcolarsi traditi . Avevano il diritto di comportarsi da padroni assoluti . Avrebbero senz’altro nominato un loro governo militare di occupazione . Cosa sarebbe successo ? Terra bruciata . Carestia, deportazioni in massa, sequestri , moneta di occupazione , lavori obbligatori . La nostra industria , i nostri valori artistici , industriali , privati , tutto sarebbe stato bottino di guerra . Ho riflettuto molto . Ho deciso ubbidendo all’amore che io ho per questa divina adorabile terra . Ho avuta precisissima la convinzione di firmare la mia sentenza di morte . Non avevo importanza più. Dovevo salvare il più possibile vite ed averi , dovevo cercare ancora una volta di fare del bene al popolo d’Italia .