La foto sopra il titolo mostra una giovane terrorista islamica esultare dopo aver pugnalato a morte il fidanzato che aveva deciso di cambiare bandiera. E invece no, niente di tutto questo. E’ una foto che scattai a Padova nel 2008 alla rappresentazione di una tragedia greca. Basta una didascalia inventata e una foto, da innocua, diventa un’arma di condizionamento.
La realtà (in genere) è quella che vediamo scorrere davanti ai nostri occhi. Sappiamo però che tutte le sue rappresentazioni prodotte artificialmente mediante immagini statiche o in movimento, possono anche essere completamente false: con le loro grandi possibilità mistificatorie lo dimostrano (fin da quando sono nate) le arti della fotografia e del cinema, che pure hanno il fine di presentare la realtà.
Le foto si taroccavano già molto prima della comparsa dei vari programmi informatici ( tipo Photoshop ), in grado di dare di una persona l’immagine voluta (più grassa, più magra, più alta o bassa, cancellando i nei, colorando i capelli, ecc.), ma anche di inserirla in contesti di fantasia. Lo stesso avviene con i video digitali (e anche con i film su nastro e su pellicola, una volta digitalizzati). Oggi quest’arte dell’aggiustamento della realtà è talmente sofisticata da dover ricorrere agli esperti per scoprirne gli inganni nelle “pieghe” dei pixel che compongono ciascuna immagine digitale. Insomma, nel video della vostra prima comunione o del matrimonio potete inserire, tra gli ospiti, con un abile copia e incolla, Pablo Picasso o la regina Elisabetta che vi osserva con attenzione. L’importante è trovare i fotogrammi più indicati per il contesto: il resto (schiarire, scurire, invecchiare, non è un grosso problema). Ed ecco che improvvisamente tutto diventa possibile, come questi elefanti paracadutisti o la giraffa acrobata…
Ma se vedere gli struzzi che corrono sull’ottovolante ci fa intuire che stiamo assistendo a qualcosa costruito ad arte, davanti ad immagini (inserite in un contesto reale) che si riferiscono a possibili sconosciuti sviluppi tecnologici, cominciamo a dubitare di essere davvero in presenza di un falso…
Autorevolezza = verità ?
E allora come si fa a distinguere il vero dal falso? Il mondo (Italia compresa) è andato in guerra per qualche foto “presa” dal satellite (taroccata o interpretata): all’allora segretario di Stato americano Colin Powell il 5 febbraio 2003 al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, bastò agitare una provetta con un liquido giallastro e mostrare immagini satellitari e grafici che testimoniavano (a suo dire) il grande armamento batteriologico iracheno, per convincere il mondo delle “prove” dell’esistenza nell’Iraq di Saddam Hussein di 25.000 litri di antrace pronti per l’uso. Ma era tutto completamente falso e servì a giustificare la seconda e definitiva invasione di quel Paese che ha portato quel che sappiamo. A guerra finita fu sufficiente confessare che qualcuno aveva fornito dati sbagliati al governo (ufficialmente in buona fede) e trovare dei capri espiatori. Intanto il risultato era raggiunto.
Vediamo ciò che ci aspettiamo di vedere
Se un uomo orrendamente ferito esce da un’auto accartocciata, diamo ovviamente per scontato che sia un sopravvissuto dell’incidente. Ma se la realtà fosse un’altra? Un trucco perfetto all’interno del giusto contesto e il gioco è fatto.
La rete è tempestata di immagini spesso incredibili, che a volte vengono rimbalzate nei telegiornali: a seconda dell’argomento suscitano forti emozioni, curiosità, divertimento. Ma sono sempre reali o potrebbero essere state costruite ad arte?
Se la maggior parte è innocua, delle immagini che hanno la forza di muovere l’opinione pubblica verso una precisa direzione politica o ideologica, sarebbe sempre bene diffidare; bisognerebbe trovarne la provenienza e poter essere certi della loro autenticità perché le bufale sono tante e ingannano anche i grandi mezzi di informazione. Paradossalmente più la tecnologia diventa perfetta, meno reale può essere ciò che ci mostra. In presenza di grandi interessi economici entrano in azione i centri di disinformazione, specializzati anche nell’artefare foto e video proprio per far credere ciò che non è, per avvantaggiare multinazionali e governi agendo sulla suggestione che foto e video evocano. E noi cittadini siamo, come sempre, nel mezzo. Ancora una volta usati per far ottenere enormi vantaggi a qualcuno.