Il Miur e le razze
Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) ha commesso un grossolano errore. E ci ha pure costruito sopra una pubblicità trasmessa dai media nazionali. Lo si può vedere in questo video dal titolo Rispetta le differenze. Non che i concetti espressi siano sbagliati, anzi!, ma è l’uso di un termine a risultare scientificamente errato: la parola razza infatti non può essere associata alla specie umana. E poco male se lo fa anche la Costituzione italiana all’articolo 3 (Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali): perché la nostra carta costituzionale è datata 22 dicembre 1947, cioè molto prima che la Genetica moderna abolisse con prove scientifiche questo antico concetto, che tuttavia sopravvive alla base di distinzioni ideologiche che sottendono al razzismo.
Il primo genetista e biologo ad aver detto basta all’idea di razza è stato lo statunitense Richard Charles Lewontin (nato nel 1929) che in un suo studio dimostrò come l’80- 85% delle variazioni genetiche riscontrate negli esseri umani matura all’interno dei gruppi geografici di appartenenza e non quindi tra europei e africani o asiatici.
L’abbandono del vecchio concetto di razza è stato in seguito abbracciato dal celebre genetista Luca Cavalli – Sforza (nato nel 1922, accademico e per 40 anni docente alla Stanford University) e padre del Progetto genoma Italia. Secondo lo scienziato genovese è scientificamente provato che l’unica razza a cui tutti gli esseri umani appartengono è quella Homo Sapiens Sapiens, mescolatasi oltre 100.000 anni fa con le altre due razze allora esistenti: Neanderthal e Denisovan, delle quali conserviamo ancora alcuni geni. Come sostiene Luca Cavalli – Sforza: E’ corretto parlare di razze quando ci si riferisce a cani o cavalli, non certo all’uomo. Se l’uomo bianco non ha più la pelle scura è perché si è spostato di latitudine, dove il sole è meno forte e inoltre dove mangiava grano che non contiene vitamina D; se ha perso le narici grosse è perché da tempo vive dove l’aria è più secca… spiega il genetista.
Negro non si dice più. E razza?
In Italia da molti anni ormai non si dice più negro per indicare chi è di colore, ma semmai lo si chiama nero o di colore, perché al termine negro viene data una valenza spregiativa: e questo anche se deriva dal latino niger che vuol dire appunto nero. Eppure in Italia ancora si parla di razze. Quando si smetterà di farlo, come per il termine negro, forse le nuove generazioni si convinceranno che le razze esistono solo nella testa di chi ama vedere le differenze anziché le analogie, e preferisce pensare che chi ha un altro colore di pelle è per forza nemico senza considerare che siamo tutti fratelli discesi dagli stessi progenitori partiti dall’Africa oltre 70.000 anni fa…
Il Dna ci svela da dove arriviamo…
Se avete 5 minuti di tempo da dedicare a questo video, vedrete un emblematico esperimento basato su un test genetico a cui si sono sottoposti 67 volontari di pelle diversa. I risultati sono da non perdere.
Caro Roberto sai che io tendo a polemizzare e a non “trovarla pari” come si dice qui a Bologna. Ritengo di non avere argomenti da opporre o per opinare i pareri di illustri scienziati, anche se altrettanto illustri scienziati vent’anni fa si esprimevano diversamente. Una cosa però mi viene spontaneo rilevare. Spostiamoci dagli esseri umani ad altro, i cani se vuoi. Ora certamente il DNA dei cani penso sia sempre lo stesso e quindi se così è significa che il barboncino ha un DNA uguale i toto o molto simile al San Bernardo, al Pointer, al Damata, al Cocker….. che però sono cani di un’altra razza (e nel caso dei cani lo possiamo scrivere). Assunto ciò, non viene il dubbio che questa sorta di censura del termine “razza” e le conseguenti ricerche di illustri scienziati possano essere frutto di una tendenza al politicamente corretto che sta dilagando a ogni livello, sfalsando la Storia e forzando anche i risultati delle ricerche degli scienziati. Ad esempio gli scienziati cinesi stanno portando avanti una ricerca molto interessante per dimostrare che non tutti gli Homo Sapiens siano originari del continente africano e che una parte di essi abbia avuto origine in Asia. Vorrei inoltre far presente all’illustre genetista che asserisce che le narici dilatate siano da imputare all’umidità ambientale che gli abitanti delle zone umide non hanno tale tipologia di narice mentre quelli delle zone desertiche le hanno. Qualcosa non mi convince nelle asserzioni così categoriche, sarà che i dogmi in generale non mi piacciono e che tendo a ragionare con il mio cervello e le mie speculazioni
Ho visto anche il video che hai postato in fondo al tuo articolo, Roberto.
L’avevo già guardato tempo fa… 🙂
Si Stefania, gira da tempo…
caro Roberto il video non è più visualizzabile. ciao
Io lo (li) vedo