Si fa presto a dire mare


 

Strani disegni negli abissi oceanici

Che ci fa un grande rettangolo di 1.560 chilometri per 1.095 nelle profonde acque al largo della capitale del Perù? E i 6.277 chilometri di “aratura” (larga 15 km) che dalla Polinesia Francese raggiungono il Polo Sud? E la “serpentina” chiamata Zeewolf Fracture Zone a nord del Polo Sud?

Sono alcune delle stranezze create dalla Tettonica terrestre, che si possono leggere, abbassandosi sotto il pelo dell’acqua, con un click di mouse grazie al programma Google Earth. Anche se l’uomo annega negli oceani chilometri e chilometri di tubi per la banda larga o per il trasporto del gas naturale o del petrolio, queste linee dalle dimensioni ciclopiche non hanno niente di umano. A volte stupiscono per la geometricità o per qualche forma vagamente antropomorfa, come nel caso della Fossa delle Marianne, la depressione più profonda presente sul nostro pianeta scavata dalla natura nell’Oceano Pacifico a ben 10.994 metri, che presenta la forma di un braccio terminante con una mano stretta a pugno col pollice in evidenza.

Un po’ più in su, con un po’ di fantasia, sembra di scorgere degli omini in caduta libera: siamo nelle acque a sud est della penisola russa della Kamcatka, mentre ancora più in alto una grande curva di montagne subacquee che congiunge quella penisola con la baia di Bristol, suggeriscono dove passarono (se non dallo Stretto di Bering) circa 18.000 anni fa i componenti di una tribù siberiana per colonizzare le Americhe (come dimostra la Genetica).

Curiosi anche i raggi che si dipartono dalla Polinesia Francese, da Panama verso i Caraibi, ma anche da molti altri luoghi sottomarini; e strane le 18 caselle che ben si distinguono a oriente di Terranova (foto sopra il titolo) e la “rete” puntinata che sta appena sotto la costa meridionale dell’isola di Creta

Per il resto gli abissi dei nostri oceani pullulano di impronte di “pneumatici” di moto dal battistrada largo 4 o anche 16 chilometri, che corrono per migliaia di chilometri con disegni anche molto diversi: sono le cosiddette Zone di frattura parallele; ma le più impressionanti sono le cicatrici e le increspature che rappresentano le più marcate fratture degli spostamenti tra le placche tettoniche e le dorsali oceaniche, a cui si uniscono migliaia di rilievi con vulcani sottomarini (attivi e non) e buchi (ammaccature causate dai bombardamenti di meteoriti subiti dalla Terra. Lì sotto la fantasia può sbizzarrirsi.

La crosta oceanica è giovane

Quanti anni ha la crosta oceanica che sta sotto gli Oceani? E’ decisamente molto più giovane delle rocce che vediamo sulle terre emerse: l’età massima dei fondali marini è di 280 milioni di anni (Mediterraneo Orientale), mentre le più vecchie montagne arrivano a 3,8 miliardi di anni!

Le differenze di età tra le croste terrestri subacquee si vedono dai colori della tabella (sopra il titolo) elaborata dal prof. Bramley Murton: dal rosso al viola il periodo che va da zero a 280 milioni di anni (Mediterraneo Orientale). Le dorsali medio – oceaniche sono quindi giovani, con una crosta in continua produzione; le dorsali più vecchie sono invece quelle, nell’Atlantico Settentrionale, in prossimità del Nord America e dell’Africa. L’espansione della dorsale atlantica costituita da vulcani è più lenta di quelle del Pacifico (bande più larghe).

L’ampio color rosso della crosta oceanica del Pacifico Meridionale indica che si è formata in soli 40 milioni di anni, a differenza di quella dell’Atlantico Centrale, la cui formazione ha richiesto 120 milioni di anni dopo l’allontanamento fra Africa e America Meridionale.

Il mare antico salato il doppio

Nel 2013 gli scienziati del Servizio Geologico degli Stati Uniti hanno rinvenuto, sepolti sotto quasi due chilometri d’acqua dell’Oceano Atlantico in corrispondenza della Baia di Chesapeake, i sedimenti più antichi dei fondali marini del nostro pianeta, risalenti a un periodo tra i 100 e i 145 milioni di anni fa, in un bacino poco più grande del lago di Como. I resti sono stati frutto del rimescolamento del fondale avvenuto 35 milioni di anni fa a seguito della caduta di un asteroide o di frammenti di cometa che aveva creato un cratere di 90 chilometri. L’esame delle rocce ha permesso di scoprire che nel Cretaceo l’acqua del mare era salata il doppio rispetto ad oggi: tra le ipotesi sui perché ci sono o l’energia del forte impatto con conseguente evaporazione da riscaldamento oppure l’”annacquamento” dovuto alla separazione tra Africa e America. Prove di queste salinità del passato sono probabilmente presenti in altri sedimenti lungo il margine atlantico.

Quant’è profondo il mare

E questi sono i numeri dei tre principali Oceani: Pacifico, poco meno di 180 milioni di chilometri quadrati, con profondità tra i 3.000 e i 10.911 metri; Atlantico, 106,5 milioni di km quadrati con profondità dai 3.000 agli 8.486 metri; Indiano, quasi 75 milioni di km quadrati con profondità da 1.793 a 7.450 metri.

 

Gli strani esseri degli abissi

Che si conosca poco o niente degli abissi è risaputo. Il fondale marino copre il 70% della superficie solida della Terra. Recentemente al largo delle isole Cayman (Caraibi) e oltre 5000 metri di profondità è stato scoperto un nuovo mondo marino: là dove la pressione è di oltre 400 kg per centimetro quadrato e crateri liberano verso l’alto acqua bollente (oltre i 400 gradi) mista a piombo e vapori venefici,  scienziati britannici del National Oceanographic Center di Southampton sono riusciti a inabissare un mini sommergibile teleguidato che rimanda in superficie immagini molto particolari. Le prime osservazioni hanno evidenziato, in condizioni decisamente avverse alla vita, la presenza di alcune creature marine: i dettagli non sono stati ancora  rivelati, ma potrebbero essere molluschi giganti, vermi tubolari simili a quelli ritrovati in corrispondenza dei crateri vulcanici inabissati nel Pacifico. Le ricerche condotte dal geologo  Bramley Murton del NOC, che intende spingere il sommergibile a 6.000 metri di profondità, non sono volte alla scoperta di nuove forme animali, ma di metalli per realizzare nuove tecnologie che riducano le emissioni di carbonio in atmosfera: come il tellurio che serve ai pannelli fotovoltaici, cobalto e litio con cui funzionano le batterie dei veicoli elettrici e componenti contenuti in terre rare usati per i generatori delle pale eoliche. Lo studio è finanziato dall’Unione Europea con 10 milioni di euro.

Per inciso dagli abissi marini sono emerse testimonianze di una mega fauna tuttora vivente: come il calamaro gigante lungo 12 metri, un calamaro di “soli” 4 metri, ma pesante ben 495 kg, un verme tubolare estremofilo (Riftia Pachyptila) lungo 3 metri, una spugna a botte gigante (Xestospongia muta) del diametro di due metri e mezzo, una maxi medusa (Nemopilema nomurai) di due metri di diametro e 200 kg di peso (foto sopra il titolo)…

 

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