2 – Dialogo con lo psicoanalista


 

 

Pan: il dio rimosso dall’Occidente

 

Prosegue il dialogo sull’emergenza Coronavirus con Mauro Verteramo psicoanalista junghiano di Padova.

 

Per comprendere il fenomeno sotto il profilo psicologico dobbiamo pensare al concetto di Natura, non intesa come boschi, montagne e mari, ma come la vita che autonomamente ci vive dentro, l’istinto con la sua autonomia. Autonomia di vita e autonomia di morte. In questo senso Natura è la metà del nostro essere, sono le pulsioni e le emozioni che la coscienza vorrebbe tenere a bada, dimenticandosi che è anche da esse che si genera.

Analizziamo una “finestra” interpretativa del fenomeno che stiamo vivendo: la Pandemia. Gli antichi Greci attribuivano a Pan – mezzo uomo e mezzo capro – l’esperienza della Natura. Con l’avvento del Cristianesimo e la rimozione del politeismo, la Natura istintuale, passionale di Pan è stata rimossa. Plutarco, sacerdote e letterato greco vissuto sotto l’Impero Romano, annunciava: ”Il grande Pan è morto”. Da allora la figura di Pan (corna sulla testa umana barbuta e zoccoli) è stata associata al diavolo. Pan è però la natura che vive dentro di noi, quella che si fa sentire nella nostra istintualità, nelle finalità coercitive dell’istinto, quelle che non hanno tanta mediazione con i nostri programmi coscienti perché sono le coercizioni della Specie Umana, che vanno quindi al di là della nostra individualità. Immaginiamo Pan come una forza che ci sovra-determina e che quando arriva attacca e stupra, bloccando il respiro e il movimento, rubandoci il controllo e diventando un imperioso padrone. Ma se questo è il suo modo di essere (destrutturazione, angoscia, incubo, panico, blocco, coercizione, intromissione), allora quella che stiamo vivendo è l’esperienza dentro cui ci fa precipitare per chiederci di conoscerlo. Destruttura l’ordine costituito per costituirsi lui stesso come ordine. È Natura istintuale senza mediazioni, è la possessione dell’incubo. Siamo controllati dall’invisibile.

Alcune analogie: Pan era stupratore, come il virus che penetra le sue vittime e poi su di esse attiva il suo pieno controllo. Pan arrivava al meriggio, cioè quando si è in una transizione del tempo, dove giorno e notte si intersecano, in un crepuscolo fatto degli estremi di luce e di ombra, di controllabile e di imprevisto, quando il controllo si allenta lasciando all’ombra la possibilità di entrare; e ciò permette l’erompere di contenuti naturali intensi e profondi che il controllo aveva tenuto occultato per tanto tempo: i medici lombardi dicono che dopo le 18 c’è il picco degli arrivi delle ambulanze da Coronavirus.

 

Il destino si mostra nei passaggi epocali

Ma cosa c’entra la Natura con la pandemia e quali simbolismi sono presenti in questo nostro vissuto?

Ciò che stiamo vivendo ci ricorda che siamo parte della Natura che è quella parte della Psiche che ci sovradetermina. Viviamo dentro la Natura ed essa vive in noi: e non è (sempre e/o totalmente) sotto il nostro controllo. Questo lo scopriamo concretamente quando il nostro controllo ci viene strappato da qualcosa che trascende la nostra volontà. È solo allora che (ri)-scopriamo che noi siamo sovra determinati da un Ordine più grande che ci sovrasta.

Il virus è una parte della Natura, per noi maligna perché aliena dalla nostra esperienza. Infatti arriva da una zona selvatica della natura. Una scheggia molto profonda dell’inconscio che erompe ora e non a caso proprio adesso. In fondo il “quando” accadono le cose non è mai privo di senso, è invece un’informazione profondamente significativa a cui dovremmo saper dare ascolto. È il tempo del destino che si intromette nel destino dell’io, poiché proprio adesso, in questo momento, qualcosa di importante chiede di inverarsi nella vita reale di noi umani. Pan è divinità di sincronicità, nel senso che gli accadimenti naturali si intersecano simultaneamente ai significati psicologici. Per i cristiani è tempo di Quaresima, ma in ogni caso tutto ciò sta accadendo in un momento di passaggio collettivo dall’Occidente all’Oriente. È sempre dentro i passaggi epocali che questi grandi eventi del destino si mostrano. E il segno di questo transito è l’angoscia.

Siamo tutti chiamati, nel mezzo del guado, a riflettere e a rifare esperienza collettiva di vita e di morte, perché il passaggio è reale, stavolta tocca l’esperienza diretta di ognuno di noi. In questo senso attraverso il virus la Psiche sta riattivando in noi la soggettività facendocela perdere per come era prima; azzera le certezze, crea crisi di sicurezza; una sorta di reset per ri-orientarci verso un nuovo orizzonte.

 

Tutti all’interno di un’area sacra

Cosa ci dobbiamo aspettare?

Torno alla metafora dell’auto: la mia automobile improvvisamente si ferma nel traffico col motore al massimo di giri e lo stesso accade a tutte le altre auto intorno a me. Poco importa se sono seduto dentro una Mercedes o in una vecchia 500, se indosso giacca e cravatta o un pile, se sono ricco o povero. Le auto sono tutte bloccate e ci imprigionano: qualcuna si incendia e vediamo il guidatore morire tra le fiamme senza poter fare nulla.

Ecco, siamo tutti dentro questo stato abnorme, uno stato di eccezione che ci fa vivere un’esperienza estrema: contemporaneamente tutti isolati eppure tutti uniti, tutti più lontani eppure tutti più vicini, tutti impegnati a proteggere noi stessi e facendolo proteggiamo automaticamente gli altri.

Questo stato così estremo è la fotografia della nostra condizione psicologica e umana: corpo e mente, materia e spirito, coscienza e inconscio, sono ora molto distanziati (e ravvicinati) e si sono estremizzati; ma in questo distanziamento sono diventati simili. Ognuno di essi si è reso abnorme nel suo funzionamento diventando l’uno l’opposto dell’altro (e anche in fondo simile all’altro). Così che se da una parte c’è una natura che si è liberata e crea perdita di controllo e angoscia, dall’altra c’è uno Stato che sta creando un controllo coercitivo sempre più pressante. Possiamo dire che se c’è “un lato” (naturale) Pan, libero, intenso, angosciante, stupratore, c’è anche “un altro lato” (il potere) di Pan, coercitivo e persecutorio, soverchiante, intromissivo e bloccante che risponde all’attacco attivando massimo controllo. Sono i due poli dello stesso archetipo “Pan”.

Giuridicamente lo stato di eccezione è la sospensione del normale stato di Diritto del procedere giuridico. Sovrani o dittatori che fanno leggi a cui non si assoggetteranno, perché si mettono appunto dentro ma anche fuori la legge che promuovono, amano questo stato di fatto in cui loro in fondo si mettono allo stesso livello di ladri, vagabondi, eremiti, monaci e malati: cioè di tutte quelle figure che hanno uno “zoccolo” nella natura e l’altro piede in una “scarpa” elegante di persona perbene. Seguendo questa metafora è come se fossimo finiti (provvisoriamente) sotto un potere giuridico forte, lo Stato, che segregandoci e isolandoci l’uno dall’altro ci inserisce e ci ricrea (giuridicamente) il volere della natura. E’ come se lo Stato diventasse lui stesso un’immagine del Dio che ci blocca e ci possiede per contrastare l’altro lato che ci procura incubo.

Similia similibus curantur, solo il simile cura il simile. Come dire che se lo Stato ci fa fare ciò che anche la Natura vuole, il virus perde alla fine il suo potere; e lo perde proprio perché l’uomo avrà interiorizzato l’insegnamento nella coscienza e nella pratica quotidiana. In altri termini lo Stato si sta comportando un po’ come Pan, chiedendoci di entrare direttamente dentro l’esperienza del Dio in questione per ciò che questi ci chiede – sperando che tutte le istituzioni ci entrino e che nessuna faccia come i sovrani, stando dentro e fuori. Tutti, cittadini e istituzioni ci sottomettiamo ad una grande attivazione per liberarcene e liberarla. E cos’è che questo dio vuole? Potremmo dire: farci perdere il controllo; farci riscoprire la nostra natura; farci fare un’esperienza di morte e di abbandono; farci vivere un passaggio; far entrare un nuovo orizzonte di vita. Farci fare esperienza di un nuovo simbolo direbbero gli psicoanalisti. A ben pensare l‘immobilità totalizzante che oggi lo Stato ci chiede non è poi per molti aspetti un’immagine simile della stessa morte che la Natura ci dà? La morte si rappresenta come il blocco del movimento e del respiro. Solo quando saremo completamente immobili e isolati avremo raggiunto qualcosa che somiglia a quello stato di morte oggi richiesto all’umanità, per essere pienamente fuori dal controllo sociale, ma anche pienamente soggiogati dal controllo sociale. Saremo cioè a quel punto completamente dentro gli estremi di questa vicenda naturale e umana.

Ci stiamo muovendo insomma in un’area energeticamente sacra, intendendo con questo concetto qualcosa che va al di là della volontà umana senza avere valenza religiosa e dentro la quale si è tutti soggiogati, virus e governi. Facciamo tutti parte della stessa energia profonda. Ecco simbolicamente perché in questi giorni chi si muove fuori di casa non è ben visto dalla comunità … troppo movimento è antitetico all’immobilità che la stessa situazione collettiva richiede a tutti i livelli. Il movimento è vitalità mentre invece noi dovremmo dirigerci “velocemente” al valico del “blocco soffocante”. Il movimento in queste ore sta avvenendo dentro di noi. È solo lì che ci viene richiesto di farlo, il “movimento”.

  • CONTINUA

 

 

 

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