
Abbiamo appena imparato a ri-conoscere i Talebani che dopo vent’anni di controllo occidentale hanno rialzato la testa riprendendo il potere in Afghanistan, che stiamo rivedendo in azione l’Isis nella variante locale K (dalla regione afghana del Khorasan) nata sei anni fa in Pakistan. Nel peggiore dei modi.
I Talebani, considerati il male peggiore che possa affliggere quel lontano paese e l’Isis K che si pone in mezzo tra loro e la popolazione che entrambe le fazioni vogliono ri-civilizzare secondo le dottrine di un fondamentalismo marcato.
E’ una lotta di potere quella in atto tra forze che – a spanne – si dividono numericamente sul campo fra 10 (Talebani) e 1 (Isis): dove i primi vogliono imporre nuovamente la disciplina coranica ferrea e i secondi che, oltre a questa che vorrebbero ancora più marcata, impongono anche tributi di morte attraverso gli attentati kamikaze. Anche se a noi occidentali sembra strano, i Talebani sono morbidi rispetto a Isis K che li considera troppo disposti a dialogare con l’occidente e poco rigorosi nel far rispettare la legge coranica. Nei soli primi 4 mesi del 2021 l’Isis Khorasan ha firmato in Afghanistan 77 attentati che hanno avuto per vittime non solo stranieri, soldati, giornalisti, ma anche la minoranza sciita e infrastrutture civili.

Un’altra decisiva differenza tra i due mali sta nel fatto che mentre i Talebani (chiamati con una semplificazione studenti coranici) sono trafficanti di oppio considerati oggi i maggiori esportatori di eroina del mondo, gli uomini dell’Isis considerano le droghe come un ulteriore nemico della loro morale fondamentalista. Va da sé che anche solo questo elemento (coltivazione dell’oppio) che da solo costituisce praticamente l’unica vera economia nazionale, è sufficiente a scatenare tra le due realtà armate una guerra senza quartiere da cui inevitabilmente emergeranno continui attentati e rese dei conti. In questo terribile contesto manifestatosi in questi giorni negli attentati di Kabul ancor prima dell’abbandono definitivo dei militari occidentali e dei loro collaboratori che riusciranno ad andarsene, quella martoriata popolazione si vedrà infliggere nuovamente regole ferree e per noi incomprensibili tra cui il divieto per le donne di andare a scuola o di fare sport, di sposare chi vogliono, ma perfino di uscire di casa senza un maschio di famiglia che le accompagni e di guardare negli occhi gli uomini; e il divieto per tutti di suonare musica o di affiggere manifesti pubblicitari in cui compaiano facce femminili scoperte.

Per capire quanto nocive siano – non solo per i popoli che le subiscono, ma anche per noi – le guerre di occupazione e le cosiddette missioni di pace fatte con caccia bombardieri e mezzi corazzati, non dimentichiamo mai che entrambe i movimenti sono nati in seguito all’occupazione straniera: i Talebani in risposta a quella sovietica del 1989 e l’Isis in risposta a quella americana dell’Iraq. Chi ha dato forza alla ribellione iper islamista sono stati quelli che dopo anni di occupazione sono stati costretti ad andarsene senza aver cambiato per nulla lo status quo, che alla loro partenza è tornato come, se non peggio, di prima.
Per chi volesse farsi un’opinione sui Talebani consiglio di leggere il rapporto dell’ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale) https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/speciale-afghanistan-i-nuovi-talebani-31376
In origine i Talebani erano i mujahiddin (nella foto del 1987) armati dagli Usa che si opposero ai sovietici e che, una volta ritirata l’Armata Rossa, istituirono in Afghanistan l’Emirato islamico introducendo esecuzioni di massa, amputazioni. Sotto il dominio americano ufficialmente nato per scovare Bin Laden, questi guerriglieri sostenuti dal Pakistan hanno causato 2.400 morti tra i soldati Usa, mentre i morti complessivi nel paese dal 2001 ad oggi sono stati circa 250.000: in media 12.500 all’anno.
Nel mezzo della nuova guerra tra Talebani e Isis K ci sono 38 milioni di ostaggi.
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