Gratteri: legge ammazza condanne nel 50% dei processi


Il procuratore Nicola Gratteri

Nicola Gratteri, procuratore della Repubblica di Catanzaro, non usa mezzi termini per contestare ancora duramente la riforma della giustizia Cartabia. Lo ha fatto il 19 luglio a Limena (Pd) parlando ad un folto pubblico che, fin dal suo arrivo, in piedi gli ha tributato gli applausi riservati agli eroi, o meglio ai personaggi nei quali i cittadini identificano le loro speranze. In una serata che rievocava i giudici Borsellino e Falcone.

Il 50% dei processi che terminano con la condanna in primo grado ora sarà improcedibile, ovvero si annulleranno perché la riforma stabilisce così nel caso non si concludano nel tempo massimo di 2 anni. Cosa dirà al figlio la moglie dell’operaio morto cadendo da un ponteggio? Per la morte di tuo padre sono stati condannati il responsabile del cantiere e il titolare, ma poi nessuno ha pagato perché il processo è durato più di 2 anni. 

Gratteri ha poi ricordato la frase della ministra Cartabia: Se i magistrati protestano per la mia riforma vuol dire che la legge è fatta bene.

A proposito della legge sulla privacy ha invece accusato il giornalismo italiano di non aver protestato abbastanza, alzando le barricate per evitare che d’ora in avanti le informazioni sulle operazioni di polizia e sul procedimento giudiziario si limitino ad una striminzita comunicazione del tipo: Stanotte a Roma abbiamo arrestato 15 persone nell’ambito di un’indagine sulla droga. Punto. Lasciando solo agli avvocati difensori la libertà di dare le informazioni sul caso, dicendo ovviamente ciò che è più opportuno per scagionare i loro clienti. Il procuratore calabrese ha riassunto il suo pensiero nella frase: E’ una legge da regime totalitario.

A proposito del regime carcerario si è scagliato contro la proposta di stanziare 28,6 milioni di euro per le case dell’amore, luoghi in cui i detenuti in regime di massima sicurezza potranno incontrare le loro compagne: Con i soldi del PNRR sarebbe meglio costruire nuove carceri per rendere più vivibile l’esistenza dei carcerati oppure dare soldi alle comunità terapeutiche perché disintossichino i moltissimi tossicodipendenti ristretti o anche assistere altrove quei detenuti che presentano seri problemi mentali.

Nicola Gratteri a Limena (Pd) per ricordare la strage palermitana di via d’Amelio

Dal 1989 è sotto scorta. Si sente solo? Gli ha chiesto Monica Andolfatto segretaria Sindacato Giornalisti del Veneto, e Gratteri: Ho piuttosto il problema contrario: vorrei stare un’ora da solo nella mia vita! Ma l’affetto della gente è fondamentale, è la mia energia. Per molti calabresi siamo l’ultima spiaggia, così a Catanzaro una volta la settimana ho uno sportello per il pubblico: dalle 13 alle 21 ricevo chi vuole venire a sfogarsi su problemi di giustizia e mi metto a disposizione per 10 minuti a persona, smistando poi tra poliziotti e carabinieri i richiedenti o i denuncianti. Poi ho un rapporto di vera amicizia e affetto con i comandanti delle forze dell’ordine con cui si riescono a fare cose eccezionali laddove c’è passione. Il loro e il nostro non è un lavoro che puoi fare guardando l’orologio o avendo sempre il trolley pronto per andare in ferie: serve la passione. Così col prefetto di Padova Raffaele Grassi (in prima fila tra le autorità presenti) dopo 30 anni di assenza di indagini assieme agli americani, siamo stati a New York, Atlanta, Washington facendo emergere i traffici di droga della ‘ndrangheta. Con la Squadra Mobile di Campobasso e la Guardia di Finanza di Milano siamo stati in Colombia a interrogare il capo dei terroristi colombiani… Le indagini si fanno se c’è gente di qualità.

Circa la presenza mafiosa a Nord: Le mafie vanno dove ci sono i soldi, ma non ve ne accorgete perché non uccide più e così può lavorare tranquillamente sotto traccia. La n’drangheta compra al Nord tutto ciò che si può comprare ed entra in società con imprenditori settentrionali che non si accorgono che così facendo finiranno per perdere del tutto le loro aziende. I soldi della droga i mafiosi non li investono mai a casa loro, facendoli invece sparire dentro imprese legali: come i narcos che reinvestono in Sudamerica solo il 9% dei profitti. Al Nord arrivano tonnellate di droga, non lo sapete? Fate controllare le acque di scarico urbane. E quei soldi servono a comprare tutto ciò che è in vendita: ristoranti, bar, pizzerie, negozi, imprese. E’ un riciclaggio che si ripercuote sull’economia: si comprano anche pezzi di giornali e televisioni private. Rifletteteci: la n’drangheta in Veneto sta comprando da imprenditori ingordi mentre nell’agenda politica la lotta alla mafia è praticamente scomparsa da qualsiasi programma. Pensateci quando fate la spesa: meglio andare nel supermercato dei boss o in uno normale?

Ricordando il sacrificio di Falcone, Borsellino, dei tanti poliziotti, giudici e politici siciliani, Nicola Gratteri parla del giorno della strage in via d’Amelio: Mi raggiunse la notizia in sala intercettazioni della Procura di Locri, ma non fu una sorpresa. La sorpresa la ebbi con la strage di Capaci. Ricordate che Borsellino l’ultima volta che rientrò da Roma dove aveva incontrato personalità importanti, tornò a casa sconvolto e spaventato. Riina era un cretino, un pessimo condottiero, un pazzo idiota che pensava di poter comandare lo Stato e lo Stato reagì mandando in Sicilia i migliori investigatori che aveva. Il prefetto Grassi allora era un giovane investigatore a Palermo. Oggi manca l’entusiasmo di quegli anni, forse perché le scuole sono sbagliate. Tornando a Borsellino, ci aspettavamo tutti la sua morte ormai prossima: lavorava il doppio, il triplo di prima, sapeva di non avere molto tempo davanti. Aveva due agende: una marrone per gli appuntamenti e una rossa dove appuntava il suo diario professionale con la sintesi di quel che faceva. Nel rogo e nella confusione di via d’Amelio ci fu una persona che con grande freddezza aprì la Fiat Croma blindata del giudice per estrarvi la sua borsa, lasciando l’agenda marrone. Chi prese l’agenda rossa già sapeva della strage. Chi oggi la tiene nelle sue mani ha il potere di ricattare persone di potere ancora vive. Mi ricorda un episodio di anni fa quando a Reggio Calabria rapinarono la Banca Nazionale del lavoro che aveva anche clienti giudici e avvocati. All’epoca si diceva che, per via dei segreti trovati nelle cassette di sicurezza, i malviventi avevano in pugno la città. Io capisco bene la famiglia Borsellino e le forze dell’ordine: non rassegnatevi perché chi sa, deve vivere col rimorso.

Un ultimo pensiero ai giovani: E’ solo studiando che non verrete fregati dagli adulti. La vostra unica salvezza è conoscere la storia per capire il presente. Ascoltate gli altri, fate volontariato: veder piangere un vecchio è più grave di veder piangere un giovane, perché il vecchio ricorda il fallimento della sua vita. E a proposito di liberalizzare le droghe, andate a chiedere a chi si sta disintossicando cosa ne pensa.  

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