Le parole dello Stato


… che poi, a pensarci bene, le parole del ministro Piantedosi in qualche modo ricordano quelle che si sentono dire da certuni dopo uno stupro o dopo qualche atto di violenza: Sì, ma aveva la minigonna, oppure Sì, ma camminava da sola (o da solo) in una zona malfamata. Come dire se l’è cercata; come se a provocare il male fossero anche le stesse vittime che avrebbero fatto meglio a non trovarsi in quel momento in quel posto, o ad essere vestite in un modo anziché in un altro, o a non pagare 8.000 euro a uno scafista preferendo invece arrivare in moto dall’Afghanistan alla Germania per vedersi poi respingere alla prima frontiera europea… Quell’odioso Sì, ma… non è mai una completa condanna, ma annuncia sempre la corresponsabilità della vittima e quindi rende più opaca la colpa di chi ha agito male.

Certo se uno sta a casa (o nella sua patria) non gli capita di farsi stuprare/ accoltellare per strada e non annega sotto il barcone che si capovolge. Come se andare a lavoro in auto o in treno non comportasse ogni giorno il rischio della vita (anche solo per un malore)… Questi sono discorsi che si sentono al bar o fuori dal supermercato, ma può davvero essere quello che esprime in tv un uomo di Stato?

Sono pensieri frutto di una visione (a volte maschilista, altre moralista) che tende ad attribuire responsabilità a chi si è messo in pericolo invece di limitarsi ad accusare chi esercita la violenza o provoca direttamente e anche indirettamente una violenza o una strage.

Poi non si evitano certo le migrazioni impedendo ai disperati di cercare scampo fuggendo dal loro paese in guerra o governato da regimi oppressivi; chi può continuerà ad andarsene con ogni mezzo, proprio perché dove vive si sente in pericolo. E non si può nemmeno sentire il ministro che suggerisce la ribellione come antidoto all’emigrazione: soprattutto rispetto a fenomeni che neanche vent’anni di occupazione occidentale dell’Afghanistan sono riusciti a debellare. O forse due genitori si possono ribellare al dittatore siriano (oltretutto appoggiato da Putin)? O alla “polizia morale” degli ayatollah? Chi può preferirà un lungo e pericoloso viaggio: è sempre stato così da millenni, anche con migrazioni di massa di uomini che per sopravvivere hanno dovuto cambiare terra spostandosi per migliaia di chilometri. Si mettono nelle mani del loro dio. Sono coraggiosi, non codardi. E da un paese civile meritano due tipi di reazione: rispetto e solidarietà umana.

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