Talidomide: il grande silenzio
E’ la storia di un giornalista, scrittore e velista padovano, Alfredo Giacon, arrivato terzo alla “Millennium Odyssey 1998- 2000”, il giro del mondo in regata per barche a vela da crociera. Ma è soprattutto la storia di un “innocente” farmaco anti nausea suggerito alle mamme in gravidanza: farmaco che tra gli anni ’50 e ’60 fece nascere migliaia di bambini con arti deformati e organi interni danneggiati. Sono i figli del Talidomide.
Sconosciuto il numero reale delle vittime (si parla di 20.000 nel mondo), anche perché “la cura” determinò molti aborti spontanei (se ne stimano 90.000). Le malformazioni, attribuite dapprima alle radiazioni dei televisori o agli effetti degli esperimenti nucleari, si manifestarono solo nei Paesi (Italia compresa) le cui autorità sanitarie di vigilanza si accontentarono delle rassicurazioni del produttore, nonostante già da trent’anni la scienza mettesse in guardia sull’assunzione disinvolta di farmaci in gravidanza.
Siamo alla soglia degli anni Sessanta. L’azienda tedesca che aveva sviluppato il prodotto avvalendosi anche di medici e ricercatori legati al Nazismo, allontanò da sé ogni sospetto di leggerezza; tuttavia non riuscì ad arginare lo scandalo planetario e così il grande silenzio venne finalmente squarciato da un processo durato nove anni (i tedeschi, non abituati a riti tanto lunghi, lo chiamarono Mammutprozess perché durò più del processo di Norimberga). Alla fine che l’industria produttrice del farmaco fu condannata a un risarcimento. Nessuno però finì in prigione e nemmeno sentì il dovere di chiedere perdono a migliaia di famiglie. Le scuse ufficiali arrivarono solo cinquant’anni dopo i fatti, quando i vertici della casa farmaceutica originaria erano ormai morti.
A tanti anni di distanza, questo scandalo divenuto la bandiera dei critici della cosiddetta Bigfarma, viene raccontato da chi l’ha vissuto sulla sua pelle. Una sola pastiglia. Fu sufficiente.
L’ultimo Sonderkommando italiano
Ho raccolto la testimonianza di Enrico Vanzini nel libro L’ultimo Sonderkommando italiano, edito da Rizzoli. E’ la biografia di questo ragazzo di Varese, oggi novantunenne che vive vicino a Cittadella (Pd), il quale nel ’43 fu catturato ad Atene dai tedeschi e deportato in una fabbrica in Germania da dove fuggì con altri due italiani. Tradito da una ragazza milanese e consegnato alla Gestapo, a Buchenwald gli risparmiarono il plotone d’esecuzione per portarlo nel lager di Dachau in cui rimase 7 mesi fino all’arrivo degli americani.
Il suo è un racconto drammatico, e non solo per la fatica di sopravvivere (56 kg persi in 7 mesi contendendosi coi topi gli avanzi della spazzatura), ma per le percosse, per ciò che patì, vide e fu costretto a fare. Per 15 giorni le SS l’obbligarono a diventare un Sonderkommando, uno delle squadre di internati incaricati di riempire di cadaveri i forni crematori. Fu allora che seppe cosa c’era in quell’edificio fuori della quale tante volte l’avevano costretto a trainare, assieme ad altri, i carri pieni di morti.
Quando sente del testamento di Priebke e della negazione dell’esistenza delle camere a gas si infuria. Lo racconta nel libro: E’ stata una scena agghiacciante, non sapevo dell’esistenza della camera a gas, non sapevo cosa fosse una camera a gas; ed era lì, una cameretta oltre lo stanzone dei forni. Sono entrato in quell’inferno alle 5,30 del mattino. Dentro c’era un forte odore di gas, così le SS ci hanno fatto indossare una mascherina da chirurgo per poter respirare. C’era un’atmosfera spettrale, con quattro lucine accese in alto sugli angoli del locale. Li abbiamo trovati abbracciati gli uni agli altri, avvinghiati così forte che non eravamo capaci di staccarli dalla stretta che li aveva uniti quando si erano sentiti morire. Sessanta uomini di ogni età, erano ancora attaccati, uno all’altro, era qualcosa che ti spaccava il cuore…
L’ultimo Sonderkommando italiano è nelle librerie, su Internet e anche in formato ebook. Andiamo insieme a presentare, dove invitati, la sua testimonianza.
http://lultimosonderkommandoitaliano.wordpress.com/
Musei curiosi d’Italia
Tra le migliaia di musei italiani ce ne sono di molto stravaganti, come quello del contrabbando, del vento, delle streghe, del silenzio.. In questa guida in formato ebook ne ho raccolti 444 musei, riuniti in 128 voci. Tra essi anche musei degli Stati di San Marino e del Vaticano.
http://www.amazon.it/MUSEI-CURIOSI-DITALIA-Vaticano-Repubblica-ebook/dp/B017VVLXGK/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1448724430&sr=8-1&keywords=roberto+brumat