Da Loreto a Loreto, con amore
Il Perù è un paese di 1.285 milioni di kmq. Al suo interno, nella parte amazzonica, c’è una regione di 368.800 kmq – la più estesa – con 800.000 abitanti e con capitale Iquitos. A Loreto, regione grande come un terzo dell’Italia, il mezzo di locomozione preferibile è la barca, per via dei tanti corsi d’acqua, tra cui il possente Rio delle Amazzoni che in alcuni punti presenta, tra sponda e sponda, 4 km di distanza.
Il suo nome lo deve alla venerazione che i conquistadores spagnoli avevano per la Madonna di Loreto, paese di 12.000 abitanti in provincia di Ancona. E dalla Loreto peruviana è arrivata nella Loreto marchigiana una carovana turistica di grande impatto, e questo è il video realizzato durante il suo curioso soggiorno che è riuscito a unire due culture apparentemente molto distanti. Gli indigeni amazzonici e i loro figli di città sono riusciti a comunicare con gli italiani attraverso un linguaggio comune, che spesso chi vive immerso nella tecnologia, crede di aver dimenticato. Per fortuna le radici, nostre e loro, sono le stesse di tutto il genere umano.
Desde Loreto hasta Loreto, con amor
El Peru es un pays de 1.285 millòn de kmq. Dentro de el, en la parte amazonica, existe una region de 368.000 kmq – la mas grande – con 800 mil de personas y con capital Iquitos. En Loreto, region grande como la tercera parte de Italia, para moverse es mejor usar el barco, porqué hay muchos rios, entre los cuales el Rio Amazonas, que en algunos lugare està amplio 4 km.
Su nombre deriva de la veneraciòn que conquistadores espanoles tenian para la Virgen de Loreto, pueblo de 12.000 personas en la provincia de Ancona (Italia). Y desde Loreto peruana llegò a Loreto de las Marchas una caravana turistica emocional, y este es el video realizado durante el curioso viaje que a unido dos culturas al parecer muy distantes. Los indios amazonas y su hijos ciudadanos fueron capaces de comunicar con italianos a través de un idioma comun, que muchas veces qui vive inmerso en la tecnologia, cree de haber olvidado. Por suerte las raices, las nuestras y la de ellos, son las mismas de todo la humanidad.
Valencia, tierra del turista
Vi bastano 1.604 ristoranti, il più grande parco marino d’Europa (45.000 pesci), 35 musei, 66 gallerie d’arte, 19 teatri, la fiera più grande di Spagna, il Museo delle Scienze che occupa 4 ettari, uno dei più vasti centri storici europei, le vestigia romane, visigote e musulmane, un aeroporto con collegamenti per Milano, Roma, Venezia, Pisa (da settembre 2007 anche Bologna), un porto che serve 200.000 croceristi all’anno, 20 campi da golf, ottimi collegamenti, 68 km di piste ciclabili (le più lunghe di Spagna), 20 parchi naturali? Questo e molto altri fanno di Valencia, terza città spagnola con 807.000 abitanti, la terra ideale per il turista. Non per niente la città è stata sede nel 2007 della 32^ America’s Cup di vela.
Città cosmopolita, nel 2006 ha ricevuto 1.641.000 turisti, ovvero il 100% in più di quanti ne aveva nel 2000: e tra questi gli italiani sono al primo posto con 92.000 presenze davanti a inglesi, francesi, tedeschi.
Capitale economica e culturale del Mediterraneo tra il 14° e 15° secolo, oggi Valencia presenta il frutto di una modernizzazione recentissima e continua, che ne fa un centro di arte, scienza e svago. Valencia conta quattro monumenti patrimoni dell’Umanità (Unesco): la Lonja de la seda de Valencia, le pitture rupestri, il palmeto Palmeral de Elx che con 200.000 piante è il più grande palmeto europeo e i Misteri d’Elx (dramma sacro-lirico medievale). Tra le curiosità, non mancate di assistere, ogni giovedì alle 12, davanti alla Porta degli Apostoli della Cattedrale, al Tribunal de las Aguas, riunione dei responsabili dei 7 canali che irrigano la Piana Valenciana e che da mille anni continuano a incontrarsi lì ogni giovedì. Ma non mancate soprattutto di vedere in Cattedrale quello che è definito il Santo Graal, il calice dell’ultima cena conservato dal 1437.
Le feste
La Fiera di luglio col grande concorso di bande musicali (seconda metà del mese); la festa del 9 ottobre quando i fidanzati regalano un fazzoletto pieno di confetti e dolci di marzapane chiuso con un anello; Las Fallas (1-19 marzo) festa dei falegnami quando per la città girano giganteschi burattini bruciati la notte del 19 marzo; la Semana Santa Marinara, la festa della Madonna degli abbandonati che la seconda domenica di maggio termina con una pioggia di petali di rosa; il Corpus (Corpus Domini), processione in costume del Trecento con carri allegorici unici in tutta la Spagna. Ma molte altre sono le feste che hanno per ingredienti fuochi e costumi antichi.
Tra le più particolari del mondo, El Misteri d’Elx detta La festa, unica rappresentazione medievale consentita in una chiesa cattolica (il 14 e 15 agosto nella Basilica de la Asuncion de S.Maria d’Elx. Negli anni pari, anche il 29-30 ottobre e il 1° novembre).
E chi alle tradizioni preferisce il divertimento, ha l’imbarazzo della scelta: musica dal vivo, casinò, discoteche, teatri, centri sportivi.
Turismo culturale
Molti gli itinerari proposti: quello medievale, la Valencia marittima, i tour notturni, il Monastero di S.Miguel de los Reyes, la Città delle arti e delle scienze, la città antica. Valencia è tutta da visitar:e a piedi, in bus, in bici, in carrozza o con il più moderno segway (la biga elettrica). E c’è anche un turismo naturalistico, rurale e di montagna oltre che sportivo.
Le grandi attrazioni
Città delle arti e della scienza. Disegnata dall’architetto spagnolo Calatrava, è iper moderna e comprende l’Hemisfèric (cinema Imax di ultima generazione per dare vertiginose sensazioni), Museo delle Scienze Principe Felipe (qui il motto è “Proibito non toccare”), l’Oceanogràfic (parco con flora e fauna dei principali ecosistemi marini del pianeta), Palau de les Arts Reina Sofia (uno dei maggiori spazi artistici del mondo, dedicato a concerti, mostre, danza, teatro) e Terra Mitica (uno dei pochi veri parchi tematici d’Europa, dove si entra nella storia dell’antico Egitto, Grecia, Roma, Spagna e delle isole).
Il mare
Città di mare, Valencia e il suo comprensorio (Comunidad Valenciana, che comprende i centri di Castellon de la Plana, Benidorm e Alicante) conta 632 km di costa: lunghi rettilinei sabbiosi, callette nascoste, rocce che si affacciano su acque limpide.
La cucina
Valenciana è la paella, il piatto che per noi italiani sintetizza la cucina spagnola. Ma ci sono anche All i pebre, la fresca horchata y fartons, i buñuelos al cioccolato e molto altro.
E allora salute! Con un brindisi all’Aqua de Valencia, (succo d’arancia e spumante).
Info: www.turisvalencia.eswww.vivevalencia.orgturisvalencia@turisvalencia.es
Ufficio turistico spagnolo in Italia: www.turismospagnolo.ittel 02 72004617 – 06 6783106
Ciociaria, Medioevo a portata di mano
Ciociaria fa venire in mente Sophia Loren “La ciociara”, le cioce (calzari in cuoio a punta ricurva), paesini laziali, pecore, il dialetto di Vittorio De Sica, Nino Manfredi e Marcello Mastroianni. Tutto vero, ma c’è naturalmente molto di più: per esempio una terra che trasuda Medioevo, anzi antichità preromana spalmata qua e là nei paesini arroccati su colli e monti dominanti ampie vallate. “Ciociaria è il grande e solenne Paese che circonda, con solitaria irradiazione di memorie, la divina Roma” scrisse Carducci. Essere vicini alla capitale, dal punto di vista turistico, è un forte handicap che penalizza tutta l’area, dice Carlo Pascucci dell’Apt di Frosinone. Tuttavia chi ha visitato l’Alta Ciociaria non può non restarne affascinato per le bellezze dei luoghi e per il fatto che il tempo sembra essersi fermato sui muri in pietra delle case, nelle chiese, nei palazzi, nei castelli. E la storia passata da queste parti, per le città murate, è storia di papi e imperatori, ma si spinge fino a Cicerone, Giovenale e Caio Mario che nacquero da queste parti… e più indietro fino alle tribù degli Ernici e dei Volsci che lasciarono tracce ben visibili nelle città dei Ciclopi fondate, secondo il mito, dal dio Saturno. Ad Alatri, Anagni, Arce, Arpino, Atina, Ferentino, Veroli, si ammirano le gigantesche mura megalitiche di massi irregolari innalzate nell’800 a.C.. Ad Alatri vi stupirà sapere che la cinta ricalca fedelmente la forma della costellazione dei Gemelli e che le sue misure non sono per nulla casuali, ma riproducono quelle perfette del segmento aureo. E tutto ciò cent’anni prima della nascita di Roma.
Magia, mistero avvolgono soprattutto alcuni luoghi. Il castello di Fumone, da dove da millenni si accendeva un fuoco di paglia bagnata (da cui il nome del luogo) per annunciare ai 40 paesi sottostanti l’arrivo di cavallerie nemiche. Dentro il maniero dei marchesi Longhi de Paolis (acquistato dalla Chiesa nell’anno 962 e visitato annualmente da 30.000 turisti) in cima al bellissimo borgo medievale in cui auto e moto sono bandite, tra busti romani, un dipinto del Tiziano e un bozzetto irriverente canoviano di Paolina Bonaparte, c’è il pezzo forte: l’angusta prigione (3 metri per uno e mezzo) in cui nel 1296 dopo 10 mesi di stenti morì a 86 anni papa Celestino V, lì rinchiuso assieme a due frati dal suo successore Bonifacio VIII. Celestino, già eremita, è l’unico papa ad aver abdicato ed è stato fatto santo due volte. Nel maniero c’è anche il fantasma: un armadio cela un bimbo imbalsamato, forse avvelenato dalle sorelle.
Altro luogo particolare è il palazzo dei papi ad Anagni, residenza di quattro pontefici, ove Bonifacio VIII (nativo del luogo e ideatore nel 1300 del Giubileo) ricevette il cosiddetto “schiaffo di Anagni”, ossia fu fatto prigioniero per tre giorni da nobili filo- francesi e forse per quello choc, una volta tornato libero a Roma, morì 26 giorni dopo. Altra tappa obbligata ad Anagni è la cripta della Cattedrale, a ragione definita“La Cappella Sistina del Medioevo”, dove si raccontano Bibbia e Giudizio universale in modo quasi fumettistico, con affreschi dipinti tra il 1104 e il 1250 e didascalie.
Il borgo medievale di Ferentino cela vari tesori: il carcere ove sotto Diocleziano fu tenuto il centurione romano Ambrogio (poi santo martire), prima della decapitazione fuori della Porta Sanguinaria (che si visita); il terrazzamento dell’Acropoli; il mercato romano coperto ritrovato negli anni ’60 da un celebre abitué del posto, re Gustavo di Svezia; il duomo del 1100 con la pesante “macchina” lignea che ogni 1°maggio sorregge la statua d’argento del santo a cavallo, portata a spalla per il paese da 16 incollatori.
A Veroli, paeseche diede a Roma molti legionari della prima fila (quelli che si sacrificavano per primi) c’è un’importante testimonianza romana unica nel suo genere: i Fasti Verulani, calendario marmoreo del I secolo che ricorda come l’Urbe concesse alla città di festeggiare le sue stesse feste. Particolare il fatto che quello appeso nel cortile di casa Reali, riporta tre date assenti negli altri calendari: accanto al giorno fausto del 17 gennaio (matrimonio tra Livia e Augusto) riporta come infausti il 14 gennaio (nascita di Antonio) e il 22 febbraio (morte di Cesare figlio di Agrippa). Nella basilica di Santa Maria Salome un’altra unicità: la Scala Santa, quasi una succursale di quella vaticana: 100 giorni di indulgenza a chi sale in ginocchio i 12 scalini. Veroli ha anche la più antica biblioteca del Lazio meridionale (1773) e un museo di piante officinali. A proposito di piante curative è d’obbligo far tappa alla Certosa di Trisulti e farsi portare da fra’ Domenico a spasso per il chiostro sotto il monte, completamente cosparso di piante medicinali. L’immensa Certosa del 1204, monumento nazionale, racchiude tra l’altro nei locali rinascimentali una preziosa farmacia del 1770 con vasi di Murano dipinti a manocontenenti antiche medicine. Nell’Abbazia di Casamari invece incontriamo l’unica immagine esistente dell’imperatore Federico II, una faccina scolpita su una piccola colonna del chiostro. Lungo le colonne della chiesa in stile gotico-cistercense, ancora visibili le macchie del sudore che i frati- lavoratori lasciarono, appoggiandosi in preghiera, negli anni. Poco più in là la grande Sala del capitolo, classificata come la più bella d’Italia. Il detto “avere voce in capitolo” viene da qui, perché i monaci laici del ‘200 non potevano votare nelle riunioni in queste sale ove si riunivano per leggere un capitolo dei salmi per volta.
L’acqua della salute
Ma il viaggio riserva anche altre sorprese, come le Terme S.Bonifacio di Fiuggi, dove sgorga l’acqua migliore al mondo per depurare i reni e ottima per sciogliere i calcoli. Lo sapevano già Bonifacio VIII che fin dal 1299faceva portare in botti a Roma “l’acqua della salute”; e Michelangelo che la chiamava “L’acqua che spacca la pietra”. Microbiologicamente pura, essa facilita l’eliminazione dell’acido urico e delle scorie metaboliche e fa fare tanta pipì, come si evince dai 424 bagni disseminati nel parco popolato di fontanelle, scoiattoli e picchi.
Mangiare e dormire
Qualche idea su dove farsi coccolare il palato con maltagliate e fagioli, pollo e agnello alla ciociara, crespelle fritte, sorseggiando ottimi vini locali? Molto scenografica a Fumone la Taverna del barone, che ogni ultimo venerdì sera del mese nelle due antiche locande del borgo organizza cene con coinvolgenti attori in costume e menù rustico. Di opposto tenore Le Colline Ciociare di Acuto, nouvelle cousine e una stella Michelin. Nell’Antico Palazzo Filonardi di Veroli raffinati piatti tipici del posto, come pure ad Anagni al ristorante Lo schiaffo e a Fiuggi a La Torre. Atmosfera di nuovo rustica in Casa Massimi Berucci a Piglio (paese i cui nomi delle vie sono ancora quelli medievali): dove prima della visita all’antica dimora si cena su prenotazione in cantina, attorno alla grande macina. Non essendo un ristorante bisogna chiedere alla gente del posto.
Per regalarsi il massimo “basta” scendere al Grand Hotel Palazzo della Fonte che sovrasta Fiuggi. Un 5 stelle lusso, uno dei primi grand hotel d’Europa, nato nel 1912 a un’ora dal centro di Roma e per questo sede congressuale internazionale. Tra i suoi ospiti di riguardo: Vittorio Emanuele III e regina Elena, Ingrid Bergman e Roberto Rossellini, Re Faruk e la sua corte.
Fitness
Chi ama il relax può anche ricorrere ai massaggi delle Terme di Pompeo a Ferentino, dove ci si rigenera con l’acqua termale; oppure, a Fiuggi, alla nuovissima SPA dell’Hotel Ambasciatori dall’elegante area benessere.
Grande ospitalità
Proverbiale il senso di ospitalità ciociaro. Vi può anche capitare di essere fermati per strada da un’anziana che vi regala due bottiglie del suo vino. A noi è successo a Ferentino.
Info
www.aptfrosinone.com. Foto: Anagni, cattedrale
Atene, Micene, Epidauro in cinque giorni
Da Roma si raggiunge Atene in due ore con un volo low cost della nuova compagnia greca Aegean Airlines. Ma c’è anche un altro modo, più lento e suggestivo, che sa di crociera: in 20 ore, circa metà di quanto impiegano i traghetti per coprire la rotta Ancona- Patrasso, si sbarca nel Peloponneso. E’ quanto abbiamo fatto con l’ammiraglia della flotta Superfast Ferries, che dal ‘95 con i suoi traghetti collega Italia e Grecia. Che l’armatore Panagopulos abbia trasferito qui le sue competenze maturate con i transatlantici balza subito agli occhi: comfort nelle cabine ed estrema pulizia a bordo, eleganza, ricercata ristorazione, ottima stabilità anche con mare agitato, discoteca e molti punti ritrovo per gli 830 passeggeri.
Il tour
Se si hanno 5 giorni a disposizione si può scegliere il tour classico: Atene, Corinto, Epidauro, Micene. La capitale, dove le quotidiane targhe alterne nascondono il fatto che vi trovate in mezzo a 8 milioni di persone, richiama subito il turista sul Partenone, in cima ad uno dei sette colli dominato dal tempio di Atena del 400 a.C. che conservava la statua della dea scolpita di Fidia: tempio in costante restauro da oltre 30 anni come tutta l’ampia Acropoli.
Bellissimi le celebri Cariatidi della loggia dell’Eretteo (le originali si ammirano nell’attiguo museo, danneggiate fin dagli anni Venti dalle prime piogge acide) e il panorama dall’altodell’immensa città. La si può immaginare nell’età classica, ma poi Jorgos, la guida, ti riporta al tempo della Serenissima quando, per stanare i Turchi, dal porto i cannoni delle galere veneziane distrussero parte del Partenone.
Il turismo “mordi e fuggi” porta al teatro Odeion di Erode Attico e all’Agorà alle pendici dell’Acropoli, cuore pulsante dell’antica capitale, dove nell’anno 50 parlò S.Paolo. Poi di nuovo nei viali di musei e ambasciate, al cambio della guardia davanti al Parlamento dove i soldati vestono il tradizionale gonnellino (una piega per ogni anno di dominazione turca) e scarpe dal pompon nero. E via verso l’Arco di Adriano e lo Stadio delle prime Olimpiade moderne.
Per raggiungere l’Argolide passiamo davanti all’isola di Salamina nel cui specchio d’acqua si svolse nel 480 a.C. la più grande battaglia navale dell’antichità che vide vittoriosa la flotta ateniese su quella persiana di Serse. Siamo di nuovo sopra l’istmo di Corinto proprio mentre si verifica un evento raro: il passaggio di una nave. 6.300 metri per 20 di larghezza e un’acqua profonda 10 permettono dal 1893 di risparmiare 400 km di navigazione a chi dallo Ionio vuol raggiungere il Mar Egeo: opera iniziata, e abbandonata per la morte dell’imperatore, da 6.000 schiavi inviati da Nerone nel 67.
Ed eccoci, dopo stadio, santuario di Esculapio e resti dell’arcaico hotel per pellegrini, al teatro di Epidauro (360 a.C.), gioiello di architettura e acustica: 14.000 posti a sedere, chiuso tra le colline, senza altre opere umane all’orizzonte. In questo che è il teatro antico meglio conservato al mondo, dopo la Callas tutti i grandi della lirica tuttora si cimentano. Oltre al fascino della storia e del luogo si capisce perché salendo al punto più alto, dove si sente perfino il respiro dell’attore.
E poi Micene con la celebre Porta dei leoni, le mura e le tombe megalitiche. Città e paesaggio che ispirarono le grandi tragedie greche e da dove fiorì la civiltà che si rispecchia nelle grandi aree archeologiche di Creta.
Le navi Superfast
Velocità di crociera 28,5 nodi, 209 cabine e 179 cuccette, 90 automezzi, 110 persone di equipaggio, 34 zattere autogonfiabili e 4 grandi barche di salvataggio a autopropulsione. Eleganti cabine climatizzate a 2 o 4 letti con servizi privati, spazio bambini sul ponte più alto (10° piano) con piscina e idromassaggio. Nella zona relax, video, bar, casinò. Sono le uniche navi a disporre di un compattatore ecologico dei rifiuti. Le Superfast hanno la certificazione di qualità ISO 9002 e il codice sicurezza internazionale ISM.
Una pecca? A bordo l’equipaggio parla greco e inglese: nessuno l’italiano.
Un’ospitalità di riguardo
Per trattarsi davvero bene ad Atene è possibile scendere al Divani Caravel Hotel, il raffinato 5 stelle nel centro storico a due passi dal Parco, dalla Galleria Nazionale dal Museo dell’Arte cicladica.Dotato di ogni comfort, con piscina panoramica all’ultimo piano su vista del Partenone, il Divani Caravel è sede di importanti meeting internazionali. Conta 471 camere, 42 suites (2 presidenziali), centro benessere, palestra e molte sale da pranzo e da incontro.
Strada facendo…
Ad Atene per il lunch siamo stati nel centrale e curioso Hard Rock Café dove gli oggetti appartenuti ai grandi musicisti si sprecano.
Per l’immancabile Sirtaki, sosta alla taverna Neos Rigas, mentre per una serata speciale, da Dionissos ai piedi dell’Acropoli.
Sulla via di Micene, da non perdere la cucina tipica alla taverna Omeros, dove in pieno gennaio si pranza all’aperto in maniche di camicia.
Di sera? Tra le tante opzioni, il Can Can, una bouzoukia, locale dove si fa musica greca dal vivo: un mix di tradizione e modernità. Ma la particolarità è il pubblico che balla sui tavoli e lancia garofani agli artisti.
Foto: Teatro di Epidauro
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