Tutele volatilizzate


images (1)Jobs Act. Licenziare… sempre

Sarà anche di sinistra, come si affanna a ripetere il premier Renzi proprio perché di sinistra non pare proprio a nessuno, ma il Jobs Act è soprattutto un decreto storico. Per due motivi: il primo (tecnico) perché per la prima volta limita di parecchio le tutele ai dipendenti (quelli assunti dopo l’entrata in vigore) in caso di licenziamento illegittimo; il secondo (politico) perché questo regalo alle imprese viene da un partito che è nipote del Partito Comunista Italiano, anche se figlio illegittimo delle correnti della Democrazia Cristiana che strizzano l’occhio a Berlusconi.

Fin dall’inglesismo scelto per il titolo, appare evidente il tentativo di far passare per moderno qualcosa che rimanda però la lancetta dell’orologio indietro a prima del 1966, anno in cui i lavoratori dipendenti italiani con la legge 604 sui licenziamenti individuali furono per la prima volta tutelati in caso di licenziamenti illegittimi. Quattro anni più tardi arrivò lo statuto dei lavoratori, legge della Repubblica con all’interno l’articolo 18 che, per aziende con più di 15 dipendenti, prevedeva il reintegro nel posto di lavoro del dipendente licenziato ingiustamente e il rimborso degli stipendi non percepiti. L’articolo 18 si riferiva solo ai licenziamenti illeciti. Prevedeva che, il datore di lavoro che avesse perso la causa, avrebbe dovuto risarcire tutte le mensilità non lavorate dal dipendente licenziato: un processo durato 10 anni significava un esborso notevole, e questo divenne un deterrente per i licenziamenti facili immotivati.

imagesCosa cambia senza art. 18

Premesso che l’argomento qui trattato riguarda esclusivamente i licenziamenti ingiustificati, le novità renziane del 2015 (Decreto legislativo n. 23) si possono riassumere nel fatto che, d’ora in avanti (se il decreto delega non sarà bloccato per incostituzionalità), gli assunti dopo l’entrata in vigore della disposizione, una volta licenziati ingiustamente (cioè senza fondati motivi), non potranno più essere reintegrati al loro posto dal giudice, ma otterranno soltanto un risarcimento economico pari ad un massimo di 12 mensilità (in un caso) o di 24. Come fa notare il professor Carlo Cester ordinario di Diritto privato e Critica del Diritto all’Università di Padova, il Jobs Act frena la mobilità del mercato del lavoro: Nessun assunto prima del 2015 cambierà più azienda sapendo di perdere le tutele in caso di licenziamento ingiustificato. Per far fronte a questo rischio si stanno verificando i primi casi di clausole contrattuali che, in presenza di nuovi contratti di lavoro, garantiscono comunque l’applicazione dell’articolo 18.

C’è anche il fatto che senza articolo 18 il lavoratore ci penserà due volte prima di contestare il suo datore di lavoro: la possibilità di essere licenziato in tronco senza una giustificazione, diventa un dato di fatto. E poi si crea un inevitabile divario tra chi è in azienda da più anni e quindi mantiene le tutele precedenti e i nuovi che sono soggetti a possibili licenziamenti facili. Il Jobs Act (esteso anche a partiti e sindacati) inoltre abbassa l’indennità anche per i lavoratori licenziati dalle piccole e medie imprese. Un ultimo aspetto critico riguarda la forte esenzione contributiva concessa per tre anni a chi adotta questo contratto, tale da poter essere considerata dall’Unione Europea un aiuto di Stato, e come tale, sanzionabile perché dannoso per il mercato libero.

articolo18A grandi passi verso le tutele calanti

L’articolo 18 resta quindi in vigore per tutti i dipendenti assunti prima del Jobs Act e per i casi di licenziamenti nulli (es: lavoratrice licenziata perché si sposa o quando va in maternità) o dovuti a discriminazione.

Già la ministra Fornero aveva alleggerito le sanzioni economiche per l’imprenditore previste dall’articolo 18, introducendo accanto alla tutela reale piena (reintegro) la tutela reale attenuata, con risarcimenti non più per tutti i mesi non lavorati dal licenziato, ma limitati a 6 – 12 mensilità: in questo modo più il processo diventava lungo e peggio era per il licenziato. C’è poi nella legge Fornero la tutela indennitaria forte (per i casi di eclatante licenziamento ingiusto) con risarcimento da 12 a 24 mensilità e una tutela indennitaria attenuata.

Come rileva il docente padovano, la dicitura del Jobs Act (contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti) è fuorviante, in quanto è solo il risarcimento a considerarsi crescente perché agganciato all’anzianità di servizio, non la tutela che al contrario sparisce. Il risarcimento per il lavoro perso ingiustamente, va da un minimo di 4 a un massimo di 24 mensilità.

Nel caso di un’impresa di 14 dipendenti (tutti con articolo 18), l’assunzione di 2 addetti (con Jobs Act) comporta automaticamente il passaggio anche degli altri alle nuove regole e quindi alla perdita delle garanzie di reintegro in caso di licenziamento illegittimo.

images (2)Il lavoratore deve provare che l’accusa è infondata

Se l’articolo 18 valutava il reintegro in presenza di insussistenza del fatto contestato, il Jobs Act valuta il risarcimento in presenta di insussistenza del fatto materiale contestato. Nel caso paradossale del titolare che licenzia l’operaio perché non gli ha sorriso, il mancato sorriso è un fatto materiale. Ma ci può essere il caso del ritardo di un minuto, con licenziamento che non determina più il reintegro.

Il Jobs Act porta anche a questo paradosso: non è più il titolare a dover dimostrare che il lavoratore si è comportato male, ma è quest’ultimo (l’anello debole della catena) a dover portare davanti al giudice la prova che dimostra come l’accusa sia insussistente.

NEWS_128151In definitiva, se prima del Jobs Act il reintegro del licenziato ingiustamente era la norma, ora è l’eccezione. Con buona pace di chi, votando Partito Democratico, crede di potersi ancora considerare di sinistra.

19 risposte a “Tutele volatilizzate

  1. Forse perché siamo da sempre un popolo dipendente. Prima delle signorie, poi dei re, del dittatore di turno e infine della tv. Chi urla di più, chi ha più potere, ci convince. Sempre.

    • evidentemente siamo un popolo senza idee a cui é necessaria una guida, buona o cattiva che sia, che pensi al posto nostro e a cui poi possiamo addebitare la responsabilità di quello che gli abbiamo lasciato fare senza reagire

  2. Bravo, Roberto. Ottimo articolo, chiarissimo. Come sai, è dal 2013 che io voto per il M5S ed anche ora credo che sia il meno peggio, visti gli altri partiti… Renzi sta distruggendo quel che rimane dell’Italia, pezzo dopo pezzo. Ora vuol fare danni anche alla Scuola… Sono veramente preoccupata. 😠😒

    • Ultimamente in Italia saltano fuori capi di governo che sembrano fatti apposta per distruggere ciò che di buono era rimasto. La scusa è sempre quella di riformare e la parola d’ordine è: “Chi è contro è vecchio”. Come se il nuovo fosse sempre, necessariamente, migliore.

      • da noi manca un vero e serio Partito Socialista che porti avanti concetti di laicità, programmi sociali, cose vecchie come casa scuola e lavoro che sono alla base di tutto in un Paese civile. Siamo stati siamo e saremo sempre soggetti ai voleri d’Oltre-Tevere da dove a ondate alterne ci arrivano leaders appositamente istruiti per presentarsi a volte di destra e a volte di sinistra, ma sempre con una evidente catena che dal loro naso porta dritto a Castel Sant’Angelo

        • L’astensione dal voto potrebbe essere giustificata come distrazione degli elettori e non cambierebbe il risultato mentre un buon 10% di schede annullate farebbe capire il dissenso, ma é utopia, utopia pura perchè a noi manca, ed é sempre mancato, il senso civico

      • Anche il 10% di schede annullate finirebbe per favorire Renzi ed il vecchio Sistema politico marcio che abbiamo al potere ora. A Renzi non interessa “capire”, figuriamoci…. Se a Renzi interessasse capire, magari dovrebbe anche tener conto che oltre il 65% degli insegnanti hanno scioperato contro la sua schifosa riforma della Scuola. Invece, ha detto che tirerà dritto, come al solito. Al Sistema non importa un fico secco di “capire”: hanno già “capito” benissimo, ma se ne fregano.

        • Con la legge elettorale in vigore, non andando a votare facciamo il loro gioco..invece un’articolo della legge elettorale esattamente ..Art. 104 comma 5…noi possiamo presentarci al nostro seggio elettorale , con la scheda e il documento,ci facciamo registrare e solo allora quando ci stanno dando le schede da votare noi chiediamo al presidente di seggio di mettere a verbale una nostra dichiarazione dove ci sarà scritto …NON VOTO PERCHE’ NON MI SENTO RAPPRESENTATO DA NESSUNO…
          Il presidente non può rifiutarsi perchè passibile di multa da 4.000 euro ..o reclusione fino a tre mesi… cosi facendo noi risultiamo di aver votato ma il nostro voto non va a nessuno..ma fa cumulo di presenze…
          ISTRUZIONI PER L’ELETTORE:
          1) Andare a votare, presentarsi con i documenti + tessera elettorale e farsi vidimare la scheda
          2) NON TOCCARE LA SCHEDA (se si tocca la scheda viene contata come nulla e quindi rientra nel meccanismo del premio di maggioranza)
          3) ESERCITARE IL DIRITTO DI RIFIUTARE LA SCHEDA (dopo vidimata), dicendo: ‘rifiuto la scheda per protesta, e chiedo che sia verbalizzato!’
          4) pretendere che venga verbalizzato il rifiuto della scheda
          5) esercitare, se si vuole, il proprio diritto di aggiungere, in calce al verbale, un commento che giustifichi il rifiuto (ad esempio, ma ognuno decida il suo motivo: ‘nessuno dei politici inseriti nelle liste mi rappresenta’ ) (d.p.r. 30 marzo 1957, n. 361 – art. 104, già citato) così facendo non voterete, ed eviterete che il voto,nullo o bianco, sia conteggiato come quota premio per il partito con più voti.
          MA SONO COSE DA NORVEGESI O ANGLOSASSONI, noi invece votiamo e brontoliamo e protestiamo fino alle elezioni successive dore ri-votiamo e così via dal ’46 ad oggi

      • Sì, Franco, conoscevo questo sistema. Ma anche questo non costituirebbe certo un problema per il Potere: se ne fregherebbero altamente. Alla fine, quel che conta sono i voti presi dai vari partiti.

        • allora le carte passano ai black blok….fuoco alle urne e tanti saluti perché stare qui a mugugnare fra di noi civili e democratici non porta a nulla.
          Se butti una rana nell’acqua bollente percepisce il calore ad una velocità tale che schizza via senza nemmeno scottarsi. Se invece la metti a sguazzare nell’acqua fresca é felice, poi sotto le accendi il fuoco e troverà, in un primo tempo, la temperatura dell’acqua sempre più piacevole, ma quando sarà troppo calda le mancheranno le forze per saltare e morirà bollita….. noi stiamo facendo quella fine

      • Vero. Infatti è da un pezzo che spammo la storiella della rana bollita, perfettamente calzante alla nostra situazione. Io mi “vendico” boicottando le multinazionali come posso. Lo so, siamo pochissimi a farlo veramente, ma spero sempre che la gente si svegli: #autarchiadalbasso

        • le multinazionali…..é un’altra delle visioni da prestigiatori che ci vengono propinate. chi sono le multinazionali? quelle che operano da noi con capitali esteri (Ducati, Ferretti, Alitalia…..) o quelle con sede all’estero e capitali e produzione in parte nostrani? (Ex FIAT, McDonald del gruppo Cremonini……). abbiamo un’idea romantica delle cosidette multinazionali perché ora, di industrie veramente nazionali c’é ben poco. Tutto l’abbigliamento viene prodotto all’estero, buona parte dei prodotti agricoli (pomodori in testa) arriva da fuori. se volessimo veramente boicottare le multinazionali dovremmo adattarci ad acquistare frigoriferi o condizionatori da 2/3000€ , però (forse) autarchici, fatti qui. le ricorda niente la corsa aì prodotti nostrani? l’autarchia?

          • Questo è il mio post di qualche mese fa, su fb:
            #autarchiadalbasso
            Autarchia: “Indipendenza di un sistema economico dall’esterno, ottenuta cercando di produrre all’interno tutti i beni ed i servizi di cui si ha bisogno.” (Fonte: dizionario del Corriere)
            Ovviamente, nell’era della globalizzazione, parlare di autarchia potrebbe apparire senza senso, ma non è così. Anzi, è proprio per difenderci dalle evidenti malefatte del mercato globale, che noi cittadini, a mio modesto avviso, dovremmo cercare di spendere i nostri sudati soldini con maggiore attenzione: acquistare preferibilmente frutta e verdura a km zero, fare la spesa in supermercati di proprietà italiana al 100%, scegliere sempre prodotti fatti veramente in Italia, andare preferibilmente dal piccolo negoziante sotto casa, mettersi i pannelli solari, programmare l’acquisto di un’auto elettrica, partecipare a gruppi di acquisto solidali, preferire prodotti biologici… Non è impossibile. Io lo sto facendo. Lo so, ci si rende la vita difficile, non tutti hanno la possibilità materiale di farlo, okay. Ma se molte persone iniziassero a farlo, le multinazionali se ne accorgerebbero subito: dai cali delle vendite dei loro prodotti. Sarebbe un’ottima cosa: chissà, magari, in futuro, ci penserebbero due volte, prima di delocalizzare…
            Boicottiamoli! Subito! È l’unico modo sicuro per causare una reazione. Purtroppo, il potere politico appare sempre più incapace di opporsi efficacemente allo strapotere delle oligarchie finanziarie mondiali. La lotta, in realtà, e’ economica: combattiamoli con scelte economiche individuali!
            Se sei d’accordo, condividi. Ciao! Buon boicottaggio!

          • commenterò il tuo post argomento per argomento. quando bado, qui a Bologna dove ora abito, al mercato a km zero trovo prezzi assurdi, più alti di qualsiasi negozio allora faccio qualche kilometro, per fortuna la città é piccola, e me ne vado verso Bazzano o Sasso Marconi dove trovo sulla strada i banchetti delle aziende agricole. In Toscana, dove ho vissuto dieci anni, é diverso e ad ogni angolo trovi camion di frutta e verdura locali o anche maremmani o pugliesi che ogni due giorni riempiono e vengono a vendere. Il bio l’ho provato sulle mie ossa ed é un’altra storia all’italiana, con regole ferree ma senza controllo. Volevamo far certificare bio l’uliveto a cui non facevamo mai nessun trattamento ma ci chiedevano cifre che non avrebbero permesso di vender, come vendevamo, l’olio a 10€ al dettaglio. L’equo e solidale mi fa venire spontanea una domanda ma solidale con chi? qui accanto a casa mia vendono il caffé equo e solidale, acquistato direttamente da coltivatori africani, a prezzi del 30% più alti degli altri caffé. La domanda che mi viene spontanea é “possibile che paghino i coltivatori africani dieci volte tanto un contadino italiano?” perché se così non é significa che comperano in Etiopia a prezzo da sfruttamento etiope e anziché far guadagnare una multinazionale se li guadagna Alce Nero che guarda caso pure multinazionale é. Allora cara mia, in questi anni di recesso economico il cibo vedo di acquistarlo il più possibile alla fonte, la benzina da chi la vende a meno (tanto al mia vecchia auto anche se é un po’ allungata non soffre) ma tutto il resto (indumenti, elettrodomestici e tutto il necessario) solo in offerta che sia cinese, turco o cileno non mi interessa.

          • Ok, ognuno è libero di regolarsi come crede. Io considero più etico acquistare tutto Made in Italy, anche se spendo un po’ di più e a volte litigo con mia figlia, per questo. L’unica cosa che fa eccezione è la benzina, per ovvie ragioni. Ma spero di comprarmi un’auto elettrica, tra un po’ di tempo.

  3. quando, solo per aver osato metterne in discussione alcune parti, Marco Biagi nominò l’Art.18 scatenò un’ondata di violenza tale che portò alla sua uccisione dopo scioperi e proteste a livello nazionale e mobilitazioni impressionanti. Oggi viene praticamente cancellato (o così si propone) senza che la cosa susciti nemmeno scandalo. Ma che Popolo siamo? Perché abbiamo sempre bisogno di essere istigati da questo o quel’affabulatore? Possibile che un’intero Popolo non possa ragionare con la propria testa?

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