Velia. Le origini degli elmi greco ed etrusco


In questi giorni gli archeologi italiani stanno parlando molto di Velia, l’antica città Hyele, poi divenuta Ele e ancora Elea fino alla Velia romana. Secondo i racconti degli storici greci Erodoto e Strabone il popolo greco dei Focei che viveva nell’attuale Turchia, fu il primo a percorrere per mare grandi distanze su grandi navi merci da 50 rematori arrivando fino all’Andalusia.

In fuga dai Persiani di Ciro il Grande che assediavano la loro patria, i Focei condussero con le navi l’intera popolazione fino al Mar Tirreno cercando un luogo dove stabilirsi. Ma fu una fuga particolare: appena lasciata la Focea si fermarono sulla vicina isola di Chio dove tentarono invano di comprare dalla popolazione locale alcune isole. Decisero allora di andarsene lontano fino alla città emporio Alalia che vent’anni prima – nel 565 a.C. – avevano fondato sulla costa orientale dell’attuale Corsica (l’allora Cirno). Prima del lungo viaggio si concessero però una vendetta: la flotta militare tornò in Focea dove i soldati sbarcarono e massacrarono la guarnigione dell’avamposto persiano che la occupava. Si narra che prima di riprendere il mare lanciarono maledizioni su chi fosse tornato in patria e, anzi, gettarono in acqua un masso incandescente dicendo che sarebbero rimpatriati solo quando quella pietra sarebbe venuta a galla. Ciononostante la metà degli emigranti, nel tempo, ruppe il giuramento.  

Una volta sbarcati in Corsica i Focei vi eressero case e templi convivendo con i coloni e trafficando con le genti di mare, ma compiendo pare anche azioni piratesche che, assieme alla loro concorrenza commerciale, infastidirono il grande popolo degli Etruschi che dominava sui territori toscani e parte di quelli liguri e laziali. Gli Etruschi si coalizzarono con i Cartaginesi muovendo circa 120 navi contro le 60 dei nuovi coloni mediorientali attorno al 540 a.C. in quella che fu probabilmente la più antica battaglia navale della storia. La battaglia di Alalia si tenne nel mare Sardonio attorno allo stretto che separa Corsica e Sardegna, portando alla vittoria i Focei che tuttavia persero almeno 40 navi subendo danni alle altre che a quel punto usarono per abbandonare con donne e bambini la colonia e cercare riparo in Calabria che era terra sicura greca, lontana dal pericolo etrusco. Nel frattempo Etruschi e Cartaginesi si divisero i marinai catturati e recuperati in mare: si sa che la maggioranza di essi che toccò ai primi fece una brutta fine. Gli abitanti di Agilla (odierna Cerveteri) li portarono fuori dalle mura uccidendoli a colpi di pietra e il luogo di quel massacro divenne tristemente celebre perché si diceva che chiunque vi passasse sarebbe diventato storpio o paralitico, bestie comprese: cosicché i coloni greci del posto (Pelasgi) per uscire dal maleficio si recarono fino nella lontanissima Delfi per chiedere aiuto alla sacerdotessa di Apollo. Fu la Pizia a suggerire di onorare quei morti compiendo sacrifici agli dei e intitolando ai Focei una gara atletica ed equestre che rimase viva per secoli. Accanto al santuario di Apollo a Delfi dal 582 a.C. al 384 dell’eta moderna si sono svolti ogni 4 anni i Giochi Pitici o Pitiche, a metà dell’intervallo tra un’Olimpiade e l’altra. 

Raggiunta l’antica Rhegion (Reggio Calabria) che i greci di Calcidia e Messenia avevano fondato attorno al 730 a.C. (una delle prime città europee), i Focei preferirono trovare un posto che fosse solo per loro e così risalirono la costa fermandosi in Campania dove nel viaggio di andata avevano visto una costa interessante.

Nel Cilento (oggi provincia di Salerno) un abitante di Poseidonia (Paestum) – la subcolonia calabra fondata dai greci nel VII secolo a.C. – li convinse che avrebbero dovuto fermarsi ed erigere un tempio, cosa che fecero. Ed è proprio quel tempio di Atena che in questi giorni ha dato agli archeologi la soddisfazione di trovare resti di armi e due elmi di 2.500 anni fa – uno greco, l’altro etrusco (sotto il titolo) – probabilmente appesi alle pareti del luogo sacro per grazia ricevuta in ricordo della vittoriosa battaglia navale di Alalia. Tra i fondatori della colonia campana Hyele c’era anche il filosofo greco presocratico Senòfane (nato a Colofone nel 570 a.C. e morto nel 475 a.C.), vissuto precedentemente a Zancle (oggi Messina). Nella sua vita scrisse testi critici contro Omero, Esiodo, Talete e Pitagora (quest’ultimo secondo Eraclito, lo conobbe in Magna Grecia). Aveva scritto anche della fondazione di Hyele- Velia, ma di questo lavoro sono rimasti solo i titoli.  

Se vogliamo attualizzare il tutto, la storia dei salernitani di quest’area inizia in Turchia (60 km a nord ovest di Smirne) dove immigrati greci si erano stabiliti prima di essere cacciati dall’esercito iraniano. Di lì occuparono la costa orientale dell’isola francese di Corsica dove furono combattuti da Toscani e Tunisini e trovarono riparo prima dai Greci in Calabria e poi dai Greci in Campania.

https://www.fanpage.it/napoli/a-velia-scoperto-un-tempio-di-atena-con-elmi-e-armi-della-battaglia-di-alalia-del-541-a-c/

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