Mafia capitale


Roma caput (mafiae) mundi

 

Il video mostra la cattura, da parte dei ROS dei Carabinieri, di Massimo Carminati, milanese di 56 anni, arrestato il 30 novembre 2014, due giorni prima della grande retata che il 2 dicembre ha portato alla cattura di altre 36 persone coinvolte nell’inchiesta Terra di mezzo, che ha confermato l’esistenza a Roma di una cupola mafiosa. massimo-carminati-206213Al vertice dell’organizzazione, secondo il procuratore capo della capitale Giuseppe Pignatore, c’era proprio l’ex terrorista nero Massimo Carminati, che con i suoi affiliati otteneva appalti e finanziamenti pubblici dal Comune di Roma e da municipalizzate. L’inchiesta, destinata ad allargarsi, ha finora coinvolto l’attuale amministrazione del Pd e la precedente del Pdl, tanto che tra gli indagati figura anche il nome dell’ex sindaco Gianni Alemanno

L’indagine riguarda: associazione mafiosa, estorsione, usura, corruzione, turbativa d’asta, fatture false, riciclaggio, trasferimento illecito di valori e altro. La Guardia di Finanza sta provvedendo al sequestro di beni per un milione di euro; ma è ancora niente se si considera che il fatturato delle cooperative di cui era a capo il numero due di questa cupola mafiosa Salvatore Buzzi, ammontava a 80 milioni di euro.

 

pistola-7-65A scuola con la 7,65 nei pantaloni

Negli anni Settanta c’era chi a scuola ci andava portando con sé le merendine, altri invece da casa si portavano la pistola: è il caso di Massimo Carminati, un passato di terrorista nero. A 14 anni, arrivato con la famiglia a Roma, entrò in possesso della sua prima pistola (una 7,65 comprata, ricorda recentemente in un’intercettazione telefonica, con 20.000 lire) che lo faceva sentire “più sicuro” quando entrava in classe al liceo scientifico Kennedy nel quartiere Monteverde e usciva con gli amici dell’Msi, del Fuan e poi di Avanguardia Nazionale. ragazzoDivenuto molto amico di Giusva Valerio Fioravanti, entrò nei Nar (Nuclei Armati Rivoluzionari) del quartiere Eur assumendo un ruolo di prestigio nell’organizzazione per i suoi contatti con la nascente Banda della Magliana.

Per capire le ramificazioni di questi gruppi nella Roma che conta, basta dire che nel 1979 Carminati (allora 21 anni) consegnò alla Banda della Magliana due mitra MAB modificati e successivamente nascosti dalla stessa banda in un luogo sicuro, usato come arsenale: i sotterranei del Ministero della Sanità in via Liszt all’Eur. A quel nascondiglio offerto da un custode amico della banda, scoperto dalla polizia nel 1981, Carminati aveva libero accesso; e proprio in quei borsoni pieni di armi la polizia trovò la pistola 7,65 e i proiettili (Nato) usati per assassinare il giornalista Mino Pecorelli. Nello stesso anno, mentre tentava la fuga in Svizzera con altri due terroristi neri, in un conflitto a fuoco nei pressi di Varese venne ferito dai poliziotti al viso e a una gamba, e da allora perse l’uso dell’occhio sinistro: da qui il soprannome er cecato.

Benché nelle intercettazioni oggi neghi l’affiliazione alla Banda della Magliana, descrivendone spregiativamente i componenti, ne divenne elemento di spicco e per questo la giustizia si occupò di lui molte volte. Finì assolto al processo per il delitto di Mino Pecorelli (Giulio Andreotti in quell’occasione invece venne condannato in Appello con sentenza poi annullata dalla Cassazione); assolto pure nel processo sul depistaggio relativo alla strage della stazione di Bologna. Assolto anche al processo per l’assassinio di Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci (militanti di sinistra uccisi a Milano nel 1978). Ma nel 1998 gli andò male al processo contro la Banda della Magliana, in cui subì in Appello la condanna a 6 anni e 6 mesi di carcere. Nel 2005 Carminati fu condannato dal tribunale di Perugia a 4 anni per aver organizzato il furto di 147 cassette di sicurezza (50 miliardi di lire, più documenti riservati di magistrati e avvocati coi quali si intendeva ricattarli), da un luogo più che sicuro: il caveau che la Banca di Roma aveva all’interno del tribunale della capitale. Per quel furto compiuto (con varie implicazioni penali) da una trentina di persone, emersero complicità di carabinieri, dipendenti della banca e del tribunale. Gli stessi componenti della Banda della Magliana coinvolti in quell’azione ne stavano organizzando un’altra ad alto livello, per impossessarsi dei corpi di reato (armi e droga) custoditi nel palazzo della Procura della Repubblica a piazzale Clodio.

Nelle tante intercettazioni telefoniche e ambientali realizzate dai carabinieri del ROS, Massimo Carminati parla anche con un alto funzionario di Finmeccanica al quale tra l’altro dice: … Vuol dire mettere il cappello su tutto er cucuzzaro. L’inchiesta che ha sollevato un polverone in tutta Italia e che sta sporcando nel mondo l’immagine dell’Italia e della sua capitale, è solo all’inizio. Ora c’è solo da sperare che l’ottimo lavoro svolto con passione da magistrati e forze dell’ordine non venga vanificato (come spessissimo accade) dalle leggi fatte dai partiti politici che beneficiano della corruzione tanto capillarmente diffusa. Servizio de la7 

3 risposte a “Mafia capitale

  1. Grazie Franco per queste parole che condivido pienamente. Il guaio è che non si intravvedono soluzioni che vadano oltre l’allontanamento (che dovrebbe essere PER SEMPRE) delle mele marce dalla pubblica amministrazione con relativa punizione (che dovrebbe essere ESEMPLARE e invece si traduce sempre in patteggiamenti e sconti di pena).

    • Una giunta sotto cui accadono queste cose si deve dimettere senza se e senza ma. Spetta al Prefetto imporlo e se ciò non accade chiediamocene il motivo. Non ci sono pretesti. Se ne vadano, si invii un commissario e si rifacciano le elezioni e la regola valga per ogni Ente, sia esso Comune, Provincia o Regione e anche per il Governo. Il teatrino abituale in cui i responsabili annunciano a piena voce “non me ne vado” deve finire se si vuole che questo martoriato Paese emerga dalla fogna in cui l’hanno fatto sprofondare. Il prefetto s’imponga e Renzi lo sostenga sfiduciando con chiarezza la giunta Marino. E se questo non avverrà sarà per complicità e/o connivenza, non vi sono altre ragioni. Questi farabutti con il loro malaffare hanno di fatto occupato il Paese e le parti che li sopportano è come se li sostenessero. Non è voltandoci dall’altra parte che risorgeremo, ma opponendoci con ogni mezzo di cui saremo capaci. Non dimentichiamo che anche i Partigiani erano un’esigua minoranza e che la maggioranza della popolazione ha tollerato prima il Fascismo e poi la sua presa di potere perciò non è in quanti si è ad opporsi che conta, ma la qualità degli oppositori e la loro forza. Apriamo gli occhi e dopo apriamo anche la bocca per gridare sdegno e vergogna e certamente altri ancora lo faranno

  2. mi stupisce che sia scoppiato il bubbone solo ora. Era dai tempi della banda della Magliana che s’era intuito, poi qualcuno, o forse tutti, ha voluto stenderci sopra il velo del silenzio. Ora c’è la solita corsa dei “media” per stabilire se si rubasse più a destra o a sinistra, quale orientamento politico sia più malavitoso e così, per non dare ragione a uno o all’altro si ritornerà a stendere il velo. Il sindaco Marino annuncia, moderno Savonarola, che farà un “rimpasto” che sarà come impastare letame e creta per non sentire cattivo odore. I grillini chiedono elezioni subito senza rendersi conto del fatto (o sapendolo benissimo e speculandoci) che gli assessori o il sindaco sono il male minore e che il marcio, quello vero e pericoloso, va dall’alto in basso allargandosi a piramide e che per bonificare si deve andare dal basso all’alto. Un buon giardiniere sa quando deve curare le foglie o quando per cirare le foglie deve invece bonificare tutto il terreno che circonda la pianta. Il nostro Paese è molto simile alle repubbliche sud-americane dove solo rivoluzioni possono cambiare le cose quindi aspettiamo pazientemente, verrà la tempesta un giorno o l’altro e spazzerà via tutto, ma non illudiamoci, poi la mala erba ricrescerà. Oppure non verrà mai alcuna tempesta, se è dal Rinascimento e dall’Impero Romano che assistiamo a questo malaffare. Che differenza c’è fra il nostro sistema e la corte dei Borgia? Il marcio forse è nella nostra stessa natura, nel non voler mai prendere la strada diritta, nel cercare sempre le scappatoie, nell’ammettere la menzogna come dato di fatto, nel non punire mai in modo esemplare e certo. Gli stessi soggetti che ora delinquono a livello di Stato prima sono stati in qualche modo rimessi in circolazione, mai puniti. Invece che inventarci crimini come il “femminicidio” che solo a sentirlo fa ridere si dovrebbe fare la legge che punisca esemplarmente chi commette un crimine contro “il Popolo Italiano” rubandogli le sue risorse, distruggendogli il territorio, offendendone la dignità……una legge che ci sbarazzi dei colpevoli ma non giustiziandoli, la peggior condanna per questa gente è il lavoro, un duro lavoro per la comunità. Si ricorda il film di Bertolucci? quando l’Imperatore viene condannato a coltivare un orto? Questa è la punizione per l’arroganza, ma noi non siamo cinesi e dopo tre mesi li ritroveremmo al governo.

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