Le grandi bufale di Stato. Usa > Iraq


Un bravo comunicatore deve rendere la notizia il più possibile appetibile – è pagato per questo. Ma se la costruisce di sana pianta, allora non è un comunicatore, ma un bugiardo. Se poi la bugia ben confezionata e resa credibile da emozionanti false testimonianze, viene fatta circolare nel mondo ottenendo la massima risonanza possibile al punto che diventa essa stessa la giustificazione per una guerra, beh allora quel comunicatore è corresponsabile e complice di migliaia di morti, di distruzioni e del clima di paura e terrorismo con cui da trent’anni ognuno di noi si trova a fare i conti quando va in un aeroporto o fa il turista all’estero o passeggia per una grande città.

Inchiesta Usa sulla 1^ guerra del Golfo

Questa manipolazione della verità è successa per davvero. In questa inchiesta americana trasmessa in lingua italiana da la7, si parla della prima guerra del Golfo del 1990- 91 e viene documentato, con documenti federali declassificati, com’è stato possibile far credere al mondo intero che nelle prime fasi dell’occupazione (reale) del Kuwait i soldati iracheni avessero fatto morire tantissimi neonati di un ospedale di Kuwait City strappandoli dalle incubatrici per portare quei macchinari nel loro paese. Prima si disse una trentina, poi 300. E nessuno, sulle prime, si pose qualche interrogativo su questa assurda sconvolgente notizia. Solo anni più tardi un giornalista fece un interessante paragone tra Kuwait City (città di 400.000 abitanti nel 1998) e Los Angeles (città di 3.485.000 abitanti nel 1990), notando che se nella capitale del Kuwait un preciso ospedale aveva contemporaneamente funzionanti 300 culle termiche per neonati prematuri, il principale nosocomio di Los Angeles ne aveva soltanto 13! Quindi qualcosa non tornava nelle due principali testimonianze di cittadini kuwaitiani che col loro racconto avevano sconvolto il mondo facendo propendere l’occidente (e non solo) per la guerra.

Il video racconta altri ulteriori particolari sulla grande mistificazione che fu comunque il primo atto per l’annientamento dell’Iraq che, guarda caso, era ed è uno dei principali produttori di petrolio. Ufficialmente, e lo ricordo bene su tutta la stampa, la guerra a cui partecipò anche l’Italia dell’articolo 11 della Costituzione, fu raccontata intanto come operazione di polizia, e poi come ovvia risposta all’occupazione di uno Stato: come se ad ogni occupazione arbitraria nel mondo corrispondesse sempre una risposta militare generalizzata. Nessuno disse che il Kuwait, certo ingiustamente occupato, era una spaventosa tirannia.   

Poi, per rafforzare le motivazioni che avrebbero reso ovvio Desert Storm, George Bush senior iniziò a demonizzare quello che sarebbe stato definito poi l’impero del male e con esso il suo artefice Saddam Hussein, fino a poco tempo prima prezioso alleato dell’Occidente. Il capo della Casa Bianca cominciò a paragonarlo a Hitler che aveva occupato Cecoslovacchia e poi Polonia prima di passare a tutto il resto: un paragone che di certo non reggeva, ma servito a calcare la mano dipingendo il dittatore di Baghdad moltopeggio di quel che era. Per l’intera manipolazione della verità si spesero 12 milioni di dollari.

L’uso di menzogne – false notizie fornite al presidente americano, di cui si parla nell’inchiesta, fu il primo di altri passi del genere fatti poi da Bush junior, di cui ricordiamo tutti la fatidica fialetta di Antrace che il suo segretario di Stato Colin Powell mostrò il 5 febbraio 2003 al Consiglio di sicurezza dell’Onu come prova che avrebbe dato il via il mese seguente alla seconda guerra del Golfo. Ma come lo stesso generale ammise dieci anni dopo, quella fialetta e tutte le prove che dimostravano che l’Iraq possedeva armi di distruzione di massa, erano soltanto un clamoroso falso. La colpa fu interamente attribuita a un ingegnere chimico iracheno il quale si sarebbe inventato tutto. Ma intanto l’invasione e l’occupazione definitiva dell’Iraq erano avvenute. L’ingegnere nel 2013 confessò di aver dato agli 007 tedeschi informazioni inventate per far abbattere il regime di Saddam. Quanto la bufala sia stata tutta farina del suo sacco e quanto frutto di un’imbeccata non è dato sapere. Per giustificare gli attacchi l’importante era avere testimonianze credibili: tanto un domani sarebbe stato possibile ritrattare e la colpa sarebbe sempre stata di un oscuro funzionario, di un delatore o di un comunicatore che si era fatto prendere troppo la mano: tutti certamente ben pagati e protetti. Guerre e destabilizzazioni sono quasi sempre scattate da false prove, pretesti o esplicite provocazioni. E in tutto questo i paesi della coalizione – per la tenuta dell’alleanza – hanno imbrogliato la propria opinione pubblica, fingendo di credere alle bufale ufficiali, ammantando le operazioni di guerra come azioni di polizia internazionale. Bombe e missili li abbiamo dipinti da manganelli per fare meno male…

Ma ve lo ricordate, vero, quanto anche il governo italiano di allora plaudeva all’attacco congiunto in nome della sacrosanta difesa del Kuwait, come se a qualcuno fossero mai importati i sanguinosi (quelli sì) conflitti in Africa? E come anche l’informazione fosse prudente nel parlare di nostri bombardamenti? Avevamo sempre compiti collaterali, caccia e blindati caricati a confetti, e comunque era un intervento militare giusto… E chi parlava di guerra per il petrolio era tacciato di essere un comunista che odia l’America e l’Occidente: come se difendere la pace e il dettato costituzionale fosse un atto sovversivo da bollare con disprezzo.   

Sangue in cambio di dollari

Mi chiedo come faccia un presidente degli Stati Uniti ad affermare di mettere sempre in primo piano l’interesse per la vita dei suoi connazionali quando si presta – nella migliore delle ipotesi – al mancato scrupoloso controllo delle prove che gli vengono fornite come giustificazione di una inevitabile guerra. Perché in quel conflitto ovviamente farà morire non solo migliaia di stranieri che parlano una lingua diversa dalla sua, ma anche migliaia di persone del suo popolo. Non è ovviamente una peculiarità americana avviare guerre di offesa, ma certo dal 1945 in avanti gli Usa si sono dati da fare…

Nelle due guerre del Golfo si calcola siano morti oltre 5.000 soldati americani e da 50 a 70.000 soldati iracheni più da 104 a 223.000 civili (secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità). Anche volendo tralasciare una quota minima di 150.000 vite irachene stroncate, la politica americana e l’intero apparato finanziario- industriale dell’epoca hanno sulla coscienza oltre 5.000 soldati statunitensi. Forse le loro vite (senza considerare quelle del nemico) valevano meno del petrolio e delle milionarie commesse realizzate nel paese occupato e con la vendita di armamenti. Sangue in cambio di dollari. Noi siamo il bene, loro il male. Diffidare. Sempre.

Cliccare qui sotto per il documentario.

https://www.la7.it/film-e-fiction/rivedila7/la7-doc-historys-greatest-lies-1991-la-guerra-del-golfo-19-08-2021-393805

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