Elettori italiani sull’Aventino

Nel 494 a.C., in aperto contrasto con i patrizi che avevano assunto il potere totale, per evitare di obbedire ai consoli e per non essere costretti ad arruolarsi nell’esercito, i plebei lasciarono Roma e si rifugiarono sul colle Aventino che all’epoca era fuori città. Passarono quasi 14 secoli e 123 parlamentari della Camera dei deputati italiana richiamarono quel gesto il 27 giugno 1924 astenendosi dai lavori fino a che non fossero stati affidati alla giustizia i fascisti mandanti ed esecutori del rapimento del loro collega, il socialista Giacomo Matteotti (il cui corpo fu trovato il 16 agosto dopo oltre due mesi dall’omicidio).

Aventino è per questo chiamata la risposta non violenta di una fetta di popolazione che si astiene dalla vita sociale o dai suoi diritti di rappresentanza politica per contestare il potere. Ed è quanto sta succedendo da diversi anni con l’aumento sempre più marcato dell’astensionismo al momento della chiamata al voto. L’ultimo esempio lampante di Aventino lo hanno dato gli aventi diritto a votare alle elezioni regionali di Lombardia e Lazio, disertando i seggi. Hanno infatti votato solo 4 elettori su 10. 41,68% in Lombardia e 37,20% nel Lazio (33,11% a Roma). A questo dato vanno sommati i voti non validi: in Lombardia 71.977 schede nulle, 20.861 bianche e 427 contestate (totale di 93.265), mentre nel Lazio lo scrutinio alle 6 di martedì 14 febbraio non è ancora ultimato. In definitiva su 8.010.538 lombardi i votanti sono stati 3.339.019; nel Lazio su 4.791.612 aventi diritto hanno votato solo 1.782.479.

E non essendo una votazione estiva, non si può neanche evocare la giustificazione dell’assenza per ferie o della corsa al mare. E’ stato proprio l’effetto Aventino, una pesante critica alla classe politica locale e nazionale, espressa dai cittadini a questa maggioranza e a questa opposizione.